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I commenti della stampa europea al trionfo di Emmanuel Macron

Il presidente francese Emmanuel Macron con sua moglie Brigitte al seggio elettorale di Le Touquet, nel nord della Francia, l’11 giugno 2017. (Christophe Petit Tesson, Afp)

All’indomani del primo turno delle elezioni politiche in Francia gli editorialisti dei principali giornali francesi ed europei osservano che Emmanuel Macron si prepara a disporre di una maggioranza parlamentare di dimensioni inedite. Un successo appena velato dall’astensione record e che dà al nuovo presidente mani libere per realizzare le riforme promesse.

Macron senza opposizione. Astensione record
Le Monde, Parigi
“‘Lasciategli una possibilità’, imploravano all’unisono i sostenitori di Emmanuel Macron prima di queste elezioni legislative. Sono stati ascoltati ben al di là delle loro attese”, osserva il direttore del quotidiano, Jérôme Fenoglio, che aggiunge: “Il nuovo presidente della repubblica dovrebbe disporre, tra una settimana, di tutte le carte per portare avanti la sua politica. Il suo partito ha riprodotto la sua stessa, folgorante, traiettoria. Ma non bisogna confondere velocità e slancio popolare. Questa spinta degli elettori di La république en marche”, il movimento di Macron, “che ha portato quasi tutti i suoi candidati in testa al primo turno, è lungi dal rappresentare una larga adesione da parte di ampi settori dell’opinione. L’inedito successo di questo partito appena formato coincide con un altro record storico: per la prima volta nella storia della Quinta repubblica oltre la metà degli elettori non ha partecipato alle politiche”.

Macron verso una maggioranza schiacciante
Le Figaro, Parigi
“Chi ci avrebbe creduto? Chi l’avrebbe detto? Una formazione politica che due anni fa non esisteva sta ora per avere una maggioranza sfacciata alla camera, sconvolgendo allo stesso tempo un paesaggio politico che per molto tempo si pensava fosse immutevole”, scrive Paul-Henri du Limbert. Per il direttore del quotidiano conservatore, “Emmanuel Macron ha vinto la sua scommessa e stamattina può osservare le conseguenze di questo sconvolgimento. Dopo un’elezione presidenziale disastrosa, la destra subisce una nuova sconfitta che compromette gravemente il suo futuro. Nulla sarà più come prima presso i Repubblicani. Per loro sfortuna, non hanno mai osato decidersi nel dibattito ideologico che covavano nel seno da anni. Eccoli quindi diminuiti, incastrati tra La république en marche e il Front national”.

Libération, 12 giugno 2017.

L’offerta pubblica di acquisto
Libération, Parigi
Per il direttore del giornale, Laurent Joffrin, “piove sul bagnato. Novellino in politica, Emmanuel Macron sta per vincere il più spettacolare grande slam della Quinta repubblica. Dopo aver conquistato l’Eliseo e il governo, il suo giovane movimento si appresta a inondare la camera con una valanga di ambiziosi neofiti. Altro che innocente: come un generale che intravede la debolezza del dispositivo dell’avversario Macron ha teorizzato sin dall’inizio la vetustà dei partiti tradizionali. Sotto i colpi di un gruppo di pupazzetti obbedienti e dopo una campagna svolta come un’operazione commando, le vecchie strutture sono crollare come una casa tarlata. E la sinistra è polverizzata. Il Partito socialista incassa il risultato peggiore dai tempi di Carlomagno. E la France insoumise di Jean-Luc Mélenchon ha poco da ridere. Sinistra anno zero, dicono. Ma sarebbe meglio dire sottozero…”.

Legislative: l’effetto Macron
Les Echos, Parigi
“Dai risultati ottenuti dai candidati di La république en marche al primo turno delle legislative, i francesi hanno scelto di dare un assegno in bianco al nuovo presidente”, sostiene l’editorialista Jean-Francis Pecresse, che aggiunge: “Anche il livello storico dell’astensionismo di ieri non dovrebbe essere analizzato come un’ombra sullo tsunami macronista. Malgrado questa innegabile pigrizia democratica il messaggio di ieri è abbastanza limpido: di destra o di sinistra, la maggioranza dei francesi che si sono espressi vogliono che Emmanuel Macron ce la faccia e sono pronti, per dargliene i mezzi, a votare per degli sconosciuti senza esperienza né radicamento sul territorio. Tutto avviene come se questo paese, invischiato da vent’anni nelle sue tristi passioni, volesse credersi capace di un’epopea brillante”.

Maremoto Macron
El País, Madrid
“La vittoria senza appello di La république en marche nel primo turno delle legislative di domenica dimostra indubbiamente che Macron non è presidente per caso, ma il leader del nuovo corso politico che i francesi vogliono”, si legge nell’editoriale non firmato del giornale. “L’esperimento Macron è oggi quello di tutto il paese; un’onda europeista con un forte appoggio sociale, il rovescio della medaglia delle elezioni britanniche di giovedì scorso, che invece augurano instabilità e rottura. In attesa del risultato del secondo turno il capo dello stato francese potrà contare su una confortevole maggioranza parlamentare con la quale introdurre le riforme che propone; una circostanza che era difficile da prevedere vista la novità del suo movimento politico. Solo l’alto livello dell’astensionismo getta un po’ di ombra su una vittoria che potrebbe essere di corto respiro se durante la legislatura non risponde alle attese generate”.

La via reale
Le Soir, Bruxelles
“Lascia o raddoppia? Alla domanda che aveva posto loro il presidente, i francesi hanno chiaramente risposto ‘raddoppia’. Gli elettori hanno voluto dare la sua chance a Emmanuel Macron. Ma l’affluenza alle urne storicamente bassa è più indice di curiosità, o addirittura di rassegnazione, che di un vero e proprio slancio”, afferma l’editorialista Joëlle Meskens. “Tra una settimana il capo dello stato dovrebbe disporre di una maggioranza assoluta, a riprova dell’importanza dell’ondata. La nuova forza di centro non dovrebbe aver bisogno di nessun alleato per governare. L’inesperienza di un buon numero dei suoi futuri deputati gli garantisce peraltro una maggioranza docile. Ma Emmanuel Macron non deve dimenticare che questa Camera sarà anche un trompe-l’œil: un francese su due non è andato a votare. È il segno di una frattura che non si è rimarginata. La posta in gioco è all’altezza del risultato ottenuto da Emmanuel Macron. L’ampia vittoria che gli è promessa gli conferisce una responsabilità colossale”.

Der Tagesspiegel, 12 giugno 2017.

Macron trionfa alle elezioni parlamentari
Der Tagesspiegel, Berlino
Albrecht Meier afferma che “nel suo opuscolo di campagna con il quale si è presentato alle presidenziali, Macron parlava di Rivoluzione. E ciò che sta avvenendo con le elezioni legislative in Francia è davvero una rivoluzione: come per le presidenziali i partiti tradizionali sono stati spazzati via. Al loro posto sono stati eletti dei candidati fedeli al capo dello stato. La Francia sta sperimentando una nuova era politica che non ha eguali in Europa e che si muove velocemente”. Con la probabile conquista della maggioranza assoluta al secondo turno domenica prossima i candidati di Macron completano la demolizione del vecchio sistema, che era già in corso nelle elezioni presidenziali. Gli elettori hanno capito che socialisti e conservatori che si sono alternati al potere negli ultimi anni erano responsabili in solido per lo stallo che impedisce la ripresa economica”.

Emmanuel Macron sta inaugurando il più importante repulisti parlamentare dalla prima guerra mondiale
The Times, Londra
“La Francia sta per dare al suo leader le mani libere in parlamento, allo stesso modo in cui il Regno Unito ha portato via la maggior parte del potere alla sua prima ministra”, scrive Charles Bremmer da Parigi. Il corrispondente del quotidiano conservatore aggiunge che “comunque, il presidente Macron è cosciente di correre il rischio di abusarne. Il pericolo è la voglia di fare piazza se il suo nuovo partito, La république en marche, si confermerà al secondo turno domenica prossima. Dando a Macron un’ampia maggioranza per realizzare la rinascita della Francia, gli elettori hanno spostato ancora più in alto l’asticella delle attese nei confronti del principiante in politica che ha proposto loro quella che ha definito un’alternativa a un ordine politico fallito”.

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