• Incendio di Londra: “Speriamo che il numero non sia a tre cifre”. Lo ha detto Stuart Candy, capo delle operazioni di Scotland Yard. Il numero ufficiale dei morti è salito a diciassette, ma per individuare i resti di altre vittime ci vorranno settimane e molti poterebbero non venire riconosciuti. La polizia ha aperto un’indagine penale senza precisare i reati ipotizzati che potrebbero spaziare da negligenza criminale, a violazioni di norme di sicurezza, a ipotesi dolose.
  • Si allargano le indagini del procuratore speciale Robert Mueller. Sotto indagine anche le attività finanziare e commerciali del genero e consigliere di Donald Trump, Jared Kushner. Intanto il vicepresidente Mike Spence ha assunto un legale personale per assisterlo nell’ambito del Russiagate, l’inchiesta sulle presunte intromissioni di Mosca nelle ultime elezioni presidenziali statunitensi. Il presidente americano mantiene la sua linea definendo le indagini una vera e propria caccia alle streghe.
  • Ana Brnabić è la nuova prima ministra serba. La nomina da parte del presidente Aleksandar Vučić della ministra, convinta europeista e dichiaratamente omosessuale, ha diviso la classe politica serba. Il leader del Partito democratico, all’opposizione, Dragan Šutanovac, ha definito invece la nuova carica irrilevante, sottolineando che tutto il potere decisionale rimane nelle mani del presidente.
  • È morta una donna schiacciata dalla folla a Torino il 3 giugno. Erika Pioletti era una dei 1.527 feriti travolti in piazza San Carlo durante la partita Juventus-Real Madrid. Era era stata ricoverata per grave danno cerebrale all’ospedale San Giovanni Bosco dove è morta dopo dodici giorni. I magistrati stanno valutando se riformulare il reato da lesioni plurime colpose a omicidio colposo.
  • Arrestati circa quaranta oppositori politici in Egitto. La polizia li ha fermati in seguito alle loro proteste contro la ratifica del parlamento di un accordo per la cessione all’Arabia Saudita delle isole Tiran e Sanafir, nel mar Rosso. Gli oppositori accusano il governo del generale Abdel Fattah al Sisi di aver svenduto le isole, geopoliticamente strategiche, in cambio di finanziamenti sauditi.

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