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Maria Mann spiega come scegliere una buona foto

La polizia antisommossa schierata durante le proteste antigovernative a Kiev, in Ucraina, il 19 febbraio 2014. La foto è in mostra al museo Efe di Madrid. (Alexey Furman, Epa/Ansa)

“Una buona foto deve essere potente, coinvolgere emotivamente chi la guarda. Far riflettere lo spettatore, fargli porre delle domande sull’argomento, e sul motivo per cui è importante osservare quell’immagine”, racconta la photo editor Maria Mann, curatrice della mostra Epa. La alianza gráfica internacional de Efe, in corso al museo Efe di Madrid.

La mostra è dedicata al lavoro dei fotografi della European pressphoto agency (Epa), un’agenzia di fotogiornalismo in cui Mann lavora come responsabile delle relazioni internazionali. L’agenzia Epa, che ha sedi in tutta Europa, conta un archivio di più di cinque milioni di immagini.

Maria Mann terrà un workshop al festival di Internazionale a Ferrara (dal 29 settembre al 1 ottobre) dal titolo Quello che dicono le immagini. L’obiettivo del corso è capire come riconoscere una buona foto e valutare l’importanza e il significato di un lavoro fotografico.

Prima di entrare ad Epa, nel 2007, Mann ha lavorato per l’agenzia Corbis a Parigi e come photo editor internazionale per l’Agence France Presse. Ha insegnato alla Iapa/Knight foundation workshops for advanced journalism in America Latina e ha svolto corsi di fotografia anche in Lituania e in Cina. È stata giurata al World press photo e nel 2012 ha fatto parte del comitato che affida la borsa di studio della Joop Swart masterclass ai migliori fotografi di tutto il mondo.

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