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Dieci persone sono state arrestate a Malta per l’omicidio di Daphne Caruana Galizia, la giornalista e blogger uccisa il 16 ottobre con un’autobomba. Le persone sono tutte maltesi. Caruana Galizia, che aveva 53 anni quando è stata uccisa dall’esplosione di un’autobomba vicino a casa sua, nei suoi articoli aveva accusato di corruzione sia politici governativi sia esponenti dell’opposizione.
Restano in carcere l’ex vicepresidente catalano Oriol Junqueras e tre altri leader indipendentisti catalani: lo ha stabilito la corte suprema spagnola. Gli altri sei ministri arrestati sono stati liberati dietro una cauzione di centomila euro ciascuno. Intanto a Bruxelles è attesa la decisione del tribunale federale belga in merito all’estradizione verso la Spagna di Carles Puigdemont, il governatore della Catalogna, e di altri quattro membri del governo catalano oggetto del mandato d’arresto europeo.
La Corea del Sud e gli Stati Uniti hanno dato il via a importanti esercitazioni aeree congiunte nel Pacifico, manovre definite dalla Corea del Nord come una “provocazione totale”. Le manovre, denominate “Vigilant Ace”, mettono in campo per cinque giorni circa 230 aerei e decine di migliaia di soldati. Queste esercitazioni sono state organizzate pochi giorni dopo il lancio da parte di Pyongyang di un missile balistico intercontinentale capace di colpire qualsiasi luogo del territorio continentale americano. Il regime nordcoreano ha accusato l’amministrazione del presidente americano Donald Trump di “volere la guerra nucleare a tutti i costi”.
In Honduras continua lo scrutinio dei voti delle presidenziali del 26 novembre: secondo il tribunale elettorale, il presidente uscente Juan Orlando Hérnadez ha il 42,9 per cento dei voti, contro il 41,3 di Salvador Nasralla. Si tratta di appena 51.260 voti. Il prolungarsi dello scrutinio ha messo sotto accusa il tribunale elettorale e nelle manifestazioni di protesta sono morte almeno sette persone, decine sono rimaste ferite e 500 sono state arrestate. Il governo ha ordinato un coprifuoco fino al 10 dicembre.
Nel suo programma televisivo della domenica, il presidente del Venezuela Nicolás Maduro ha annunciato la creazione di una nuova criptomoneta per combattere quello che definisce il blocco finanziario imposto a Caracas dagli Stati Uniti. La nuova moneta si chiamerà Petro. “Questo ci permetterà di intraprendere nuove forme di transazioni finanziarie internazionali, per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese”, ha annunciato Maduro. “E lo faremo con l’emissione di una criptomoneta basata sulla riserva di ricchezza venezuelana di oro, petrolio, gas e diamanti”.