Le conseguenze della crisi italiana sull’Europa secondo la stampa estera
Un impatto molto più devastante di quello della Grecia
Die Presse, Austria
Per la prima volta dal 2014, i tassi di interesse sui titoli di stato italiani hanno superato il 3 per cento. Il quotidiano Die Presse è allarmato dalle somiglianze tra la situazione dell’Italia di oggi e quella della Grecia di tre anni fa: “In entrambi i casi, un aumento dei tassi di interesse sui prestiti (incluso un’aumento dell’ansia) è considerato un intervento indebito dall’esterno. Alla fine, i greci furono costretti a rispettare i diktat della realtà. Dall’estate del 2015, Tsipras ha implementato le riforme richieste da altri paesi dell’Unione. La situazione sta lentamente migliorando; nel 2017 l’economia greca ha registrato una prima sostanziale ripresa e il tasso di disoccupazione è calato lentamente. Ma prima di arrivare a questo punto, il piccolo paese che è la Grecia ha spinto l’area dell’euro sull’orlo del baratro. Nel caso della terza economia dell’Unione monetaria, la prova di forza sarà molto più difficile per gli altri paesi europei”.
L’Italia ha ancora un posto nella zona euro?
Da Volkskrant, Paesi Bassi
Gli italiani non dovrebbero essere gli unici a interrogarsi sulla possibilità di un’exIt, sottolinea De Volkskrant: “La frustrazione economica degli italiani è comprensibile come la riluttanza degli elettori degli altri paesi a pagare il debito dell’Italia e il suo fantasioso bilancio, che ignora tutte le disposizioni degli accordi europei. Non dobbiamo dimenticare che per anni gli europei hanno dovuto stringere la cinghia sotto le riforme dei loro governi. In un momento in cui Macron sta cercando di trovare un compromesso tra nord e sud sulla questione dell’euro, la crisi politica italiana pone all’ordine del giorno un dibattito di sostanza di natura completamente diversa: un paese come L’Italia, che segue il principio ‘spendi e svaluta’, ha ancora il suo posto in una zona euro con una valuta (troppo) forte?”.
Se Berlusconi appare come una soluzione
Novi List, Croazia
Dopo il fallimento del governo di Giuseppe Conte, Novi List sottolinea che anche lo stravagante Silvio Berlusconi sarebbe preferibile a tale caos: “L’Italia è sempre stata il laboratorio dell’Europa: qui sono state testate nuove soluzioni politiche. In questo laboratorio le cose sono così ricche che l’ex premier Silvio Berlusconi, che ha dovuto dimettersi al culmine della crisi dell’euro, sembra una garanzia di stabilità e moderazione. Berlusconi ha definito irresponsabile il Movimento cinque stelle e la sua richiesta di rimozione di Mattarella. Chissà, forse Berlusconi è il personaggio che troverà la via d’uscita dal caos attuale”.
I leader europei discutono mentre la crisi si aggrava
Financial Times, Regno Unito
Il Financial Times ritiene che dare l’incarico a Carlo Cottarelli sia stato un rischio azzardato per il presidente italiano: “Nominando frettolosamente un altro tecnocrate non eletto per guidare un governo provvisorio, Mattarella sta solo rafforzando i partiti antiestablishment. Questi, la maggioranza in entrambe le camere del parlamento, avevano un forte mandato per formare un governo. Saranno ora in grado di candidarsi alle elezioni anticipate con il convincente argomento che l’élite italiana, oltre a cedere alle pressioni dell’Europa a spese della crescita economica italiana sta anche lavorando per minare la democrazia”.
Mattarella protegge i contribuenti
Protagon.gr, Grecia
Il presidente aveva la piena discrezionalità di rifiutare la candidatura del ministro dell’economia, scrive il giornalista Kostas Giannakidis sul giornale online Protagon: “È una cosa buona o no? Questo è un altro dibattito. Il presidente italiano ha preso in considerazione l’interesse del paese, che era in pericolo, così come la posizione del paese in Europa. Ma c’è anche una dimensione più semplice e più comprensibile: il costo finanziario di queste acrobazie populiste. Rifiutando la candidatura di un ministro euroscettico, Mattarella protegge il portafoglio e i tassi di interesse del contribuente italiano dalle reazioni nervose dei mercati. Certo, le persone non possono essere governate dai mercati. Un buon argomento che, tuttavia, è valido solo in un paese isolato come la Corea del Nord”.