Donald Trump scommette sulla riforma sanitaria
Assediato dallo scandalo sulla Russia, in difficoltà sul fronte internazionale e con un indice di popolarità preoccupantemente basso, Donald Trump ha urgente bisogno di una svolta politica che ridia slancio alla sua presidenza. Quella svolta potrebbe arrivare la prossima settimana, quando il senato dovrebbe votare la riforma sanitaria voluta dalla Casa Bianca. Il progetto di legge presentato il 20 giugno dai leader repubblicani del senato è molto simile a quello approvato dalla camera dei rappresentanti all’inizio di maggio e che, secondo uno studio del Congressional budget office (Cbo), un ente indipendente che svolge analisi economiche per il congresso, lascerebbe 23 milioni di statunitensi senza copertura sanitaria nel giro di dieci anni (qui nel dettaglio i principali punti della riforma approvata alla camera).
La legge cancella molte delle misure contenute nell’Obamacare, la riforma sanitaria voluta da Barack Obama: elimina per tanti americani l’obbligo di comprare un’assicurazione sanitaria e per i datori di lavoro di offrirne una ai loro dipendenti; cancella le tasse sulle fasce più ricche della popolazione e sulle compagnie assicurative, volute da Obama per finanziare i sussidi concessi a chi ha difficoltà ad assicurarsi; concede ai singoli stati e alle compagnie assicurative la possibilità di non garantire determinati servizi che invece erano costretti a fornire sotto l’Obamacare, comprese le cure per la maternità, gli interventi di emergenza e i trattamenti per le malattie mentali. Per aiutare le persone in difficoltà a comprare una polizza assicurativa, la legge crea un nuovo sistema di detrazioni fiscali a livello federale.
La legge stravolge la struttura del sistema sanitario statunitense anche riducendo i fondi per il Medicaid, un programma di assistenza che attualmente copre decine di milioni di poveri e disabili, comprese molte persone che oggi vivono in case di riposo e hanno malattie gravi come l’Alzheimer o che hanno avuto un infarto.
Secondo molti esperti che hanno studiato la riforma, le nuove misure segnerebbero il ritorno a un’epoca in cui le compagnie assicurative valutavano attentamente lo stato di salute delle persone prima di stipulare una polizza. In passato, per esempio, in alcuni stati venivano stipulate polizze con clausole che escludevano dalla copertura una determinata malattia. Il New York Times ha spiegato che “prima che l’Obamacare obbligasse le compagnie assicurative a garantire servizi essenziali, le aziende ne escludevano regolarmente alcuni dalla copertura. Circa due terzi delle persone che acquistavano la polizza personalmente (cioè senza passare dai loro datori di lavoro) non avevano diritto a una copertura per la maternità. Un terzo non aveva copertura per abuso di sostanze e un quinto non aveva diritto all’assistenza per i casi di malattia mentale”.
Il Partito repubblicano ha sempre detto di voler abolire l’Obamacare perché i premi assicurativi oggi sono troppo alti. In effetti, consentendo alle compagnie di limitare la copertura, la legge potrebbe far scendere il prezzo delle assicurazioni. Ma è molto probabile che a beneficiarne sarebbero – paradossalmente – le persone che hanno bisogno di una copertura minima, cioè quelle in salute. Molte altre che invece hanno bisogno di cure per malattie serie resterebbero tagliate fuori dal mercato una volta aboliti i sussidi dell’Obamacare.
Il problema per Trump è che i repubblicani potrebbero non avere abbastanza voti per far passare la legge. La loro maggioranza al senato è di appena due seggi. Per ora quattro senatori – Rand Paul del Kentucky, Ted Cruz del Texas, Mike Lee dello Utah e Ron Johnson del Wisconsin – hanno detto che non voteranno il provvedimento, che secondo loro non fa abbastanza per abolire l’Obamacare. Altri senatori repubblicani, tra cui Dean Heller del Nevada e Rob Portman dell’Ohio, criticano la legge perché lascerebbe milioni di persone senza cure mediche. Nei prossimi giorni Mitch McConnell, leader della maggioranza al senato, cercherà di convincere alcuni dei senatori riluttanti e mettere insieme i voti necessari per far passare la riforma.
La bocciatura della riforma complicherebbe anche i piani per la riforma fiscale che i repubblicani vorrebbero approvare, e sarebbe una sconfitta soprattutto per Trump, che finora non è riuscito a mantenere quasi nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale.
I nastri non esistono
Sul fronte dell’inchiesta sulle interferenze russe in campagna elettorale e le possibili collusioni tra Mosca e la squadra di Trump, su cui stanno indagando il procuratore speciale Robert Mueller e quattro commissioni del congresso, Trump ha dichiarato che non esistono registrazioni dei suoi incontri con l’ex direttore dell’Fbi James Comey. Il 9 maggio Trump aveva licenziato Comey e poco dopo aveva scritto un tweet in cui sembrava intimargli di non parlare con la stampa, dicendo che forse esistevano delle registrazioni delle loro conversazioni.
In un’intervista a Fox News, Trump ha apparentemente ammesso che con il suo tweet sui nastri voleva influenzare la testimonianza di Comey di fronte al congresso. Il presidente ha anche sollevato dubbi sull’imparzialità di Mueller: “È un grande amico di Comey, e questo è preoccupante”.
Comey sostiene di essere stato licenziato da Trump perché si era rifiutato di chiudere l’inchiesta su Michael Flynn, il primo consigliere per la sicurezza nazionale di Trump. Anche per questo Mueller starebbe indagando per capire se il presidente ha cercato di ostacolare le indagini. Gli ultimi tweet potrebbero peggiorare la posizione di Trump, perché sembrano confermare che abbia effettivamente cercato di condizionare il corso della giustizia.
Scontri pericolosi in Siria
Il 18 giugno un aereo da guerra statunitense ha abbattuto un jet siriano che aveva bombardato una postazione a sud di Raqqa delle Forze democratiche siriane (Sdf), la milizia arabocurda sostenuta da Washington che sta portando avanti l’offensiva contro il gruppo Stato islamico (Is). In seguito l’Iran ha lanciato un missile terra-terra contro obiettivi dell’Is intorno a Deir Ezzor, nell’est della Siria. E pochi giorni dopo, il 20 giugno, l’aviazione statunitense ha distrutto un drone armato di fabbricazione iraniana vicino al campo di Al Tanf, nel sudest della Siria, dove gli Stati Uniti addestrano le truppe locali nella lotta contro l’Is. La Russia ha condannato l’accaduto e sospeso le comunicazioni militari con Washington.
Questi eventi hanno fatto salire la tensione tra la Russia, che vuole tenere il presidente Bashar al Assad al suo posto ed è alleata con l’Iran, il principale paese sciita della regione, e Stati Uniti, la cui priorità in Siria è la sconfitta dello Stato islamico e che hanno cominciato a chiedere l’allontanamento di Assad.
A ruota libera
Il 21 giugno Trump ha tenuto un comizio in Iowa in cui ha sostenuto una serie di teorie discutibili o palesemente false su vari temi: per esempio ha detto che gli Stati Uniti sono il paese con le tasse più alte del mondo (in realtà è agli ultimi posti tra i paesi più ricchi), che tutte le compagnie assicurative hanno lasciato lo stato per colpa dell’Obamacare e si è vantato di aver ratificato circa 40 leggi su questioni di grande importanza da quando è presidente (in realtà molti dei suoi ordini esecutivi avevano una portata limitata o erano atti simbolici). Il New York Times ha messo in fila tutte le inesattezze del discorso di Trump.