L’obesità è una patologia caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo, soprattutto a livello di grasso viscerale (che circonda, protegge è dà un sostegno agli organi interni), che ha conseguenze importanti sullo stato di salute e sulla qualità della vita. Si definisce obesità una situazione clinica in cui il paziente ha un indice di massa corporea, chiamato Bmi, superiore a 30 (un Bmi compreso tra 18,5 e 24,9 indica una situazione di normopeso).
L’obesità è nella maggior parte dei casi dovuta a uno squilibrio tra consumo di calorie e apporto energetico, a favore di quest’ultimo, con conseguente accumulo di calorie all’interno del corpo sotto forma di grasso.
Per questo motivo, un primo passo verso la risoluzione della patologia consiste nel cambiare profondamente il proprio stile di vita, inclusa l’alimentazione, tramite un regime di dieta equilibrata, e incrementando l’attività fisica svolta con continuità. Oggi l’obesità è considerata una vera e propria piaga per la società, con il numero di malati in aumento.
I dati aggiornati al 2019 del sistema di sorveglianza Passi, coordinato dall’Istituto superiore di sanità, evidenziano che nella popolazione adulta tra i 18 e i 69 anni in Italia, 4 adulti su 10 risultano in sovrappeso, e 1 adulto su 10 è obeso. Le ripercussioni cliniche dello stato di obesità sul manifestarsi di altre patologie sono diverse, come la pressione alta, il diabete, le malattie cardiovascolari, e i tumori, incluso il cancro al colon-retto.
Nonostante i recenti successi nel campo dello screening, della diagnosi precoce e della terapia, il tumore al colon rimane la seconda causa di morte legata ai tumori.
È importante notare che i dati hanno messo in evidenza che l’obesità gioca un ruolo chiave non solo nel predisporre gli individui allo sviluppo di diversi tipi di tumore, incluso quello del colon, ma anche nel peggiorare la prognosi nei pazienti affetti da tumore, riducendone la sopravvivenza. Tuttavia, i meccanismi molecolari che stanno alla base di questi fenomeni biologici non sono ancora del tutto chiari.
In questo scenario, il gruppo di ricerca del Laboratorio di fisiopatologia cellulare e molecolare dell’Università degli studi di Palermo, da me coordinato, ha di recente fatto luce sulle molecole prodotte dalle cellule tumorali del colon e dalle cellule del tessuto adiposo, nel microambiente tumorale.
Queste molecole sono alla base della comunicazione tra le diverse componenti cellulari e regolano il potenziale di formazione di metastasi delle cellule tumorali.
La recente scoperta suggerisce che i fattori rilasciati dal tessuto adiposo possono essere considerati degli ottimi bersagli nei pazienti obesi affetti da tumore al colon, che potrebbero permettere di sviluppare nuove terapie di precisione per prevenire l’insorgenza delle metastasi, attualmente considerata la principale causa di morte nei pazienti oncologici.
Il nostro lavoro si sta già muovendo verso la possibile identificazione di fattori (biomarcatori molecolari) che possano aiutare gli oncologi a riconoscere con largo anticipo i pazienti oncologici maggiormente a rischio di sviluppare metastasi, così da poterli trattare in maniera preventiva (terapia adiuvante, subito dopo la terapia chirurgica), e diminuire in maniera significativa l’insorgenza di metastasi a distanza.
Giorgio Stassi è professore presso il dipartimento di discipline chirurgiche, oncologiche e stomatologiche dell’Università degli studi di Palermo.
G. Stassi et al., Adipose stem cell niche reprograms the colorectal cancer stem cell metastatic machinery, Nature Communications (2021)
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