Nel 1822 il più romantico dei poeti, Percy Bysshe Shelley, scelse come dimora la residenza di Villa Magni a San Terenzo, una minuscola frazione marinara del comune di Lerici, in Liguria. Il lungomare non era stato ancora costruito e la sua “bianca casa sul mare” (in origine un monastero dei padri barnabiti) si affacciava direttamente sulla spiaggia, con le onde che si infrangevano sul porticato ad archi.
“Il mare ruggiva incessantemente, tanto che quasi ci sembrava di essere a bordo di una nave”, scriveva la moglie Mary, che trovava quel luogo sinistro e un po’ inquietante, talmente era selvaggio. Shelley invece adorava quella “fulgida baia”, dalla quale appena poteva salpava con la sua barca dal nome shakespeariano, Ariel. L’ultima volta, per colpa di una tempesta, non fece più ritorno.
Incastonata tra le colline e il mare, la baia di Lerici, in provincia di La Spezia, è una zona di confine, geografico e non solo. Dove il fiume Magra incontra le acque del mar Tirreno e dove le falesie liguri mostrano l’ultima roccaforte, prima di cedere il passo alla lunga pianura marittima.
Da tempo il marketing turistico l’ha ribattezzata “golfo dei poeti”, prendendo in prestito una definizione che lo scrittore e drammaturgo Sem Benelli ne diede ai primi del novecento nell’elogio funebre dell’amico e scienziato Paolo Mantegazza: “Beato te, o poeta della scienza, che riposi in pace nel golfo dei poeti”. Ma la zona era frequentata da letterati già dai tempi di Dante, che la visitò nel periodo del suo esilio fiorentino, come dimostrano alcuni riferimenti contenuti nella Commedia.
Passeggiata sul lungomare
Il tour del golfo dei poeti si può cominciare proprio da Villa Magni, che negli ultimi anni è stata trasformata in un boutique hotel e in questi mesi è in fase di ristrutturazione. La bianca casa sul mare non è più isolata dal resto del borgo e la costruzione della strada ha reso la dimora meno scenografica. Ma la vista della baia dall’enorme terrazzo, con le isole di Palmaria e Tino all’orizzonte, è ancora spettacolare.
Da San Terenzio una piacevole passeggiata lungo la costa porta in poco più di venti minuti a Lerici, le cui alture sono ormai assediate da seconde case che ambiscono ad affacciarsi sul golfo. Il suo borgo vecchio rimane comunque un luogo simbolo, dove prese forma il più straordinario buen retiro italiano del novecento.
Dal porto bisogna percorrere una delle strette crêuze che si inerpicano all’interno, salire fino al poggio e cercare, nascosta tra la vegetazione, villa Rupe Canina, “alta sui tetti rossi di Lerici”. Un trionfo di terrazze, pergolati e belvedere a picco sul mare che l’editore Valentino Bompiani, “eroe di buone maniere” secondo la definizione dello scrittore Raffaele La Capria, acquistò nel secondo dopoguerra da un anziano capitano di mare.
Un’ex staffetta partigiana, conosciuta come Madì, trasformò una parte del castello in un leggendario ostello
La villa divenne ben presto l’epicentro di un’intera comunità che comprendeva molti dei suoi scrittori, tra cui Alberto Moravia, Umberto Eco, i fratelli Mauri, Ottiero Ottieri, Edoardo Sanguineti e Alberto Arbasino. Ma anche un Italo Calvino già preoccupato dai primi sintomi di speculazione edilizia e un giovanissimo Mario Spagnol, ancora ignaro che la sua vita sarebbe cambiata nel giro di un’estate, quella del 1954, quando cominciò la sua carriera editoriale in Bompiani.
Dalla villa Rupe Canina si raggiunge a piedi il castello di Lerici, che oggi ospita il museo geopaleontologico. In quegli stessi anni il forte divenne famoso grazie all’intraprendenza di Maddalena Di Carlo, una ex staffetta partigiana che tutti conoscevano con il nome di Madì, che trasformò una parte del castello in un leggendario ostello.
Il forte si trasformò in un ritrovo di viaggiatori internazionali e vagabondi di ogni sorta, che si avventuravano in quelle zone ancora poco conosciute sulle tracce di Shelley e di sua moglie Mary. Per mettersi in contatto con la castellana, altro suo soprannome, bastava scrivere una lettera indirizzata a “Madì, regina dei vagabondi”.
Si dice che perfino il maresciallo Philippe Pétain, capo del governo francese collaborazionista durante la seconda guerra mondiale, divenne un suo estimatore. In tanti scrissero di lei, da T.S. Eliot a William Somerset Maugham. Ernest Hemingway arrivò in questi luoghi appositamente per conoscerla.
Da Lerici bisogna risalire verso la collina e seguire per quattro chilometri la strada panoramica verso oriente che porta a Tellaro, uno dei borghi più belli d’Italia: una manciata di case color pastello arroccate su uno sperone roccioso con vista sul golfo. Eugenio Montale lo descrisse così: “Cupole di fogliame da cui sprizza / una polifonia di limoni e di arance / e il velo evanescente di una spuma / di una cipria di mare che nessun piede / d’uomo ha toccato o sembra / ma purtroppo il treno accelera…”.
A caccia di una cassapanca
All’entrata del paese una targa ricorda Mario Soldati. La casa dove visse lo scrittore piemontese è ancora lì, circondata da pini e ulivi che degradano verso il mare. Soldati ci arrivò inseguendo le orme di una fantomatica cassapanca da viaggio di David Herbert Lawrence, in cui si diceva che fosse rimasto un suo manoscritto inedito.
Anni prima, infatti, lo scrittore britannico aveva soggiornato a Fiascherino, nel villino Gambrosier, in compagnia della baronessa von Richthofen, nota anche per essere stata la cugina del barone rosso, eroe dell’aviazione tedesca. Naturalmente Soldati quella cassapanca non riuscì mai a trovarla, qualcuno dice che non sia mai esistita. Lui s’innamorò comunque di questo luogo, che allora si raggiungeva solo via mare e che lui definì “un nirvana tra mare e cielo”, e non se ne andò più via. Qualche volta si faceva al massimo accompagnare fino a La Spezia per dar vita a leggendarie partite di scopone al grido di “è più difficile saper calare che prendere”.
Uno dei primi ad arrivarci, verso la fine degli anni venti, fu Eugenio Montale
Da Tellaro il consiglio è di risalire verso Montemarcello (per gli amanti del trekking si può percorrere anche un bellissimo sentiero), un borgo di origine romana che si erge come una sorta di balcone sospeso sul golfo, e poi da lì ridiscendere per l’ultima tappa verso Bocca di Magra, frazione del comune di Ameglia, dove terminano le colline liguri e comincia la pianura toscana.
Uno dei primi ad arrivarci, verso la fine degli anni venti, fu Eugenio Montale. Ma è nel dopoguerra che questo anonimo villaggio affacciato sul fiume, dove fino al 1961 si arrivava solo con il traghetto, si trasformò in un raffinato feudo einaudiano, un colto ritrovo intellettuale dove poteva capitare di incontrare Giulio Einaudi che conversava con Elio Vittorini, il poeta Vittorio Sereni impegnato in lunghe passeggiate o la scrittrice americana Mary McCarthy intenta a scrivere lettere alla sua amica, la filosofa Hannah Arendt.
Oltre alle chiacchiere e ai pettegolezzi sotto il pergolato, a quei tempi non c’era molto altro da fare se non andare al celebre Sans façon, leggendaria locanda oggi sparita di proprietà della famiglia Germi. La sera, invece, si riattraversava il fiume per andare a ballare alla balera sulla palafitta di Fiumaretta, come ha raccontato Marguerite Duras nel libro Il marinaio di Gibilterra.
In seguito questa singolare “repubblica di scrittori” formò anche un’associazione con l’obiettivo di far approvare un piano regolatore che frenasse i primi tentativi di speculazione. Ma fu tutto invano. L’ironia dello scrittore Luciano Bianciardi si fece sentire in forma di sarcastica filastrocca. Cominciava così: “Orsù amici! In folta schiera difendiamo la scogliera”.
Hotel il Nido
A Fiascherino, è in una magnifica posizione tra Lerici e il borgo di Tellaro, a picco sul mare. Una lunga scalinata porta a una spiaggetta privata.
Locanda Miranda
Nel centro di Tellaro, a duecento metri dal mare. Semplice locanda a conduzione familiare, offre camere con balcone vista mare, una terrazza comune dove rilassarsi e un ottimo ristorante di pesce.
Agriturismo Golfo dei Poeti
Un tranquillo relais di campagna, situato in una posizione incantevole, alle spalle del parco nazionale delle Cinque Terre e al centro del golfo.
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