Rimini è attraversata da un fiume, che si getta in mare tra Rivabella e San Giuliano. A quel corso d’acqua, che storicamente passava sotto il ponte romano di Tiberio, uno dei monumenti più importanti del capoluogo romagnolo, la città deve addirittura il nome: il fiume intorno al quale era sorto il primo insediamento abitato di Rimini si chiamava Ariminus, mentre oggi è il Marecchia.
Nasce nell’Appennino tosco-romagnolo, presso la cima del Monte Zucca. Per raccontarlo, proviamo ad ascoltare la voce e a seguire le tracce di uno dei figli più illustri della Valmarecchia, cioè Antonio Guerra detto Tonino. Nato nel 1920 a Santarcangelo di Romagna, poeta, scrittore e sceneggiatore, è stato uno dei più acuti collaboratori del regista Federico Fellini. Ai due dobbiamo, per esempio, il film Amarcord, il cui titolo si è trasformato poi in un neologismo, una parola che non esisteva e che in seguito è diventata d’uso comune in italiano. In romagnolo “io” si dice “a”, e amarcord significa “io mi ricordo”.
Prima di imboccare la via Emilia per raggiungere Santarcangelo, ha senso fare una sosta anche in città: in piazza Malatesta, proprio accanto al Museo Fellini (fellinimuseum.it) da dicembre 2021 c’è il “bosco dei nomi” ideato da Tonino Guerra, un insieme di fiori di pietra illuminato da tre lanterne in ferro battuto e vetro dedicate allo scrittore russo Lev Tolstoj, su cui sono incisi i nomi di grandi personaggi del cinema, tra cui quelli di Giulietta Masina e del regista. Al limite dell’area pedonale, a meno di cinquanta metri, nella bella stagione ci sono i tavoli all’aperto di Agrofficina (agrofficina.it), un ottimo indirizzo dove scoprire che la Romagna è molto più della sua immagine di paradiso del turismo di massa, mangiando piatti per lo più vegetali cucinati con materie prime locali e biologiche.
Una cucina che richiama quel mondo contadino raccontato cinquant’anni fa da Tonino Guerra in una poesia dedicata al Marecchia: “Lungo il mio fiume si muove un mondo di canne di frasche, di bacherozzi che dormono nel bozzolo e suonano se li sbatti: chissà che cosa diranno” (dalla raccolta I Bu. Ar-Te 2019).
La torre delle ore
A dieci chilometri da Rimini, e facilmente raggiungibile anche in treno, lungo il Marecchia c’è Santarcangelo: l’antico borgo medievale si può scoprire a piedi, arrampicandosi fino alla torre delle ore, il Campanone. Prima, però, vale la pena scoprire il segno di Tonino Guerra in opere d’arte pubblica, come la Pigna al centro della fontana di piazza Ganganelli, simbolo di accoglienza, prosperità e abbondanza, e l’opera il Prato sommerso, una fontana nel parco del Campo della Fiera. “Fermatevi ad ascoltare quello che l’acqua ha da dirvi” è il messaggio di Tonino Guerra ai santarcangiolesi.
Nella parte alta del borgo ci si può fermare anche al Museo Tonino Guerra (museotoninoguerra.com), dove sono esposti oltre 60 tra quadri, sculture, ceramiche, arazzi e tele stampate, oltre a una ricca sezione multimediale per rivedere i film che ha sceneggiato, interviste e documenti dagli anni sessanta a oggi, oppure per ascoltarlo recitare le sue poesie in dialetto e sfogliare sceneggiature.
Splendide stufe
Chi avesse fame, invece, può restare in tema con una sosta alla Sangiovesa (sangiovesa.it), l’osteria aperta all’inizio degli anni novanta dal suo amico editore Manlio Maggioli. Oltre a decorare le splendide stufe, Guerra ha immaginato la Grotta delle Colombaie, all’interno di un cunicolo scavato nel tufo che testimonia un classico ambiente del sottosuolo di Santarcangelo. Alle pareti della Sangiovesa sono appesi anche 1 13 avvisi che in forma di cartolina Guerra mandava come messaggi agli abitanti della valle. Il più significativo è senz’altro l’ultimo: “Per un pugno di lupini dati alle braccia disoccupate stanno cancellando le montagne e tritano le ossa del nostro magnifico fiume. Le autorità respirano soltanto l’aria dei piccoli giorni che stanno vivendo e non sanno che chi comanda deve già respirare l’aria dei figli dei nostri figli perché è a loro che dobbiamo consegnare questa valle ancora intatta e piena di quell’incanto che aveva quando ce l’hanno lasciata i padri”.
Risalendo la Valmarecchia verso il paese di Pennabilli, dove Guerra visse a lungo, si può fare una deviazione di dieci chilometri per visitare la rocca di San Leo. Al centro storico si accede da un’unica porta. Dalla fortezza lo sguardo abbraccia tutto il corso del fiume, dall’Appennino al mare. Dentro le mura si può dormire all’albergo diffuso e far merenda al Forno di San Leo, un bel progetto che valorizza una filiera cerealicola locale realizzato dalla cooperativa di comunità Fer-menti leontine (fermentileontine.it): da un anno e mezzo ha riaperto il vecchio forno del borgo, che aveva chiuso nel 2018. Tornando da San Leo sulla provinciale Marecchiese, guidando verso l’Appennino s’incrocia Novafeltria, già Mercatino Marecchia, il centro più importante della valle. Il parco lungo il fiume è da poco dedicato a Ivan Graziani: cantautore, artista, amico di Tonino Guerra, era nato a Teramo e dopo gli studi a Urbino ha vissuto qui. Chi cammina o pedala è accolto da una gigantesca riproduzione dei suoi tipici occhiali rossi.
Dopo un quarto d’ora s’arriva a Pennabilli, il luogo eletto da Tonino, un museo diffuso a cielo aperto (museoiluoghidellanima.it). Le istallazioni – a ingresso libero – percorrono tutto il paese. Hanno nomi davvero poetici come l’orto dei frutti dimenticati, un giardino della biodiversità ricco di piante salvate dall’estinzione, o il santuario dei pensieri, che accoglie sette sculture in pietra, definite dal maestro “sette specchi opachi per la mente”, che invitano alla meditazione favoriti dal silenzio e dall’intimità del luogo, delimitato dalle mura perimetrali di una stanza appartenuta a un’antica dimora malatestiana. È splendido anche L’angelo coi baffi, che è il più piccolo museo del mondo, perché contiene un unico, omonimo quadro. Prima di lasciare Pennabilli, merita una visita anche il museo “Il mondo di Tonino Guerra”, gestito dall’associazione culturale Tonino Guerra: è il luogo in cui il poeta presentava le sue opere, teneva lezioni di sceneggiatura, metteva in scena il suo Teatro di lettura, incontrava gli studenti e, grazie all’archivio, alla videoteca, fototeca e biblioteca allestite all’interno, è anche uno spazio per lo studio e l’approfondimento della sua opera.
Farfalle
Uno dei simboli spesso riprodotti è la farfalla. Fuori dalla porta del museo c’è uno dei testi più toccanti del poeta, che ne spiega la ragione: “Contento proprio contento sono stato molte volte nella vita ma più di tutte quando mi hanno liberato in Germania che mi sono messo a guardare una farfalla senza la voglia di mangiarla”.
Prima di tornare in Riviera, un’ultima deviazione vale la pena farla per salire a Sant’Agata Feltria, a visitare un’ultima fontana, questa volta dedicata alla lumaca. È un richiamo alla lentezza ed è composta da oltre 300mila tessere di mosaico policrome e dorate, realizzata dall’artista ravennate Marco Bravura. L’originale si adagia lungo la scalinata che unisce la parte alta del borgo a piazza Martiri d’Ungheria, su cui si affacciano i saloni delle scuderie, dietro il seicentesco Teatro Mariani.
B&Bio Panemarmellata A Santarcangelo di Romagna, con colazione preparata in casa usando prodotti locali contadini e biologici
bedandbiopanemarmellata.it
Albergo diffuso Nel centro storico di San Leo ci sono le stanze messe a disposizione dall’albergo diffuso. La ricca colazione comprende i panificati del Forno di San Leo
sanleoalbergodiffuso.it
Camping Marecchia Si trova a Ponte Messa, lungo il fiume. L’area verde ospita anche opere di Tonino Guerra
campingmarecchia.it
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