L’appuntamento è davanti alla stazione, “ma c’è un traffico tremendo, farò un po’ tardi”. Raffaele Giovine, 28 anni, l’anno scorso ha preso l’8 per cento dei voti alle amministrative candidandosi come sindaco in una lista civica di sinistra a Caserta e siede nel consiglio comunale.
Mangiamo una pizza in centro, dopo aver preso un caffè freddo per aspettare un’ora consona per il pranzo. Come mai alla sua età abbia deciso di fare politica è la prima cosa che viene da chiedergli. “Ho cominciato nel 2008 con L’Onda studentesca, all’epoca della riforma dell’istruzione voluta dalla ministra Maria Stella Gelmini. Qui a Caserta abbiamo occupato da subito uno spazio pubblico. Avevamo in testa, senza grandi ragionamenti, che gli spazi pubblici dovessero e potessero essere usati e fruibili. Quell’esperienza ci ha cambiati: tutti noi che facevamo politica da studenti avevamo in mente le grandi idee generali, ma per certi aspetti astratte. Lavorando sul territorio la politica si è spostata sulle cose da fare”.
Nel 2016 Matteo Renzi, all’epoca presidente del consiglio, aveva visitato la Reggia di Caserta. “La città era blindata e l’unico percorso autorizzato per una manifestazione passava per uno spazio pubblico abbandonato, villetta Giaquinto, un parco chiuso perché vandalizzato e piazza di spaccio. Lo abbiamo occupato e abbiamo cercato di creare una comunità che poi è diventata un’associazione e ha cominciato a ragionare su come ‘governare’ uno spazio pubblico occupato. Come può un gruppo di giovani, anziani, cittadini gestire un luogo di tutti? Prima il comune ci ha dato le chiavi, poi abbiamo lavorato per provare a immaginare un’amministrazione condivisa, in cui cioè fosse riconosciuta la nostra esperienza e allo stesso tempo fossero assegnati dei ruoli chiari ai comitati di cittadini e alle istituzioni. Chi fa cosa”.
Limiti
Così via via sono nati i patti di collaborazione tra istituzioni e cittadini, si sono formati altri gruppi e altri parchi sono stati recuperati.
“La pandemia è stato un altro passaggio. I gruppi che avevano occupato i parchi e che attraverso quel lavoro comune avevano creato comunità e partecipazione, si sono chiesti come convertire la loro esperienza in solidarietà per i quartieri che abitavano. Abbiamo fondato il comitato di emergenza Caserta solidale: 150 volontari portavano a casa la spesa o la facevano per chi non poteva, cercavano aiuto psicologico per chi ne aveva bisogno e altre cose così. Quando stava per cominciare la campagna elettorale per le amministrative del 2021 ci siamo chiesti se valesse la pena di organizzarsi per trasformare l’attivismo in partecipazione alla politica istituzionale”. Il movimento civico Caserta decide è nato con quell’obiettivo: dare voce, far decidere pezzi nuovi di attivismo civico, riunendo comitati, centri sociali, associazioni e quella parte di sinistra istituzionale fuori dal Partito democratico (Pd).
“Abbiamo scelto di non sostenere l’amministrazione uscente perché, per esempio, volevamo un piano urbanistico a consumo suolo zero, mentre il centrosinistra non aveva un piano ma non negava autorizzazioni. E poi, qui a Caserta, il centrosinistra è quello del modello Vincenzo De Luca, il presidente della Campania, che non si fa problemi a candidare personaggi provenienti dal centrodestra. Al centro della nostra campagna c’erano il ruolo della partecipazione, la sfida ambientale, la gestione dei beni confiscati alla camorra. L’età media della lista era 34 anni e per questo ci hanno votato molti giovani, gli ambientalisti e, questo credo sia importante, abbiamo preso gli stessi voti in periferia come in centro, non siamo stati visti, insomma, come la cosiddetta sinistra Ztl”.
Giacca e camicia, Giovine non ha l’aria da sinistra Ztl e neppure da ribelle, se non fosse per un piccolo tatuaggio sul polso con la saetta che rompe il cerchio, molto in voga nei centri sociali negli anni novanta.
“Siamo un movimento che nasce dal basso e all’opposizione. Questo ci aiuta a non perdere la bussola. Il ruolo che cerchiamo di svolgere è quello di connettere il basso con le istituzioni: chi gestisce i parchi, chi vive nelle case popolari e si è messo in testa di fare la comunità energetica, chi vive in periferia ed è stanco di come sono illuminate le sue strade. Il tema non è creare comunità con chi sta già con noi, ma con quei luoghi: accompagnare gli inquilini delle case popolari che chiedono all’Acer di poter usufruire del superbonus, sostenere la battaglia per l’area dell’ex Macrico, uno spazio nel centro di Caserta di proprietà della Curia ma gestito dal ministero della difesa. Rimanere immersi in quel che succede ti impedisce di dimenticare il motivo per cui qualcuno ti ha eletto e cosa ci stai a fare in consiglio comunale. Non è facile, non sempre raggiungi risultati, non sempre sei in grado, ci sono i limiti della burocrazia, i limiti della macchina comunale sottodimensionata, i limiti personali e quelli politici. Qui a Caserta c’è una battaglia per la qualità dell’abitare nel quartiere Acquaviva, 20mila persone, recenti arresti per spaccio. Lì andiamo alle assemblee di condominio, a quelle di strada, proviamo a esserci. Quando mi sono candidato pensavo che mi sarei occupato di cose concrete, ma non immaginavo ce ne fossero così tante: se sei presente, diventi un referente”.
Mentre andiamo dal bar alla pizzeria, due ragazzi si fermano a parlare del problema di una perdita d’acqua nel parco occupato lì accanto. Ottenere risultati non è però affatto scontato: quanto conti se sei un gruppo consiliare all’opposizione? “Le cose vanno fatte, non ci interessa fare la battaglia per mostrare di avere ragione. Ad Acquaviva bisogna rinnovare le case e creare una comunità energetica per consentire di produrre energia a chi ha difficoltà a pagare le bollette. Di questo parliamo eccome con la maggioranza”.
La calma del centro storico, in una città arroventata dall’estate anticipata, non è esattamente quello che ti aspetti da Caserta ascoltando le notizie. Oggi si parla di un omicidio in provincia e di vita notturna violenta. “Non si risponde mettendo volanti della polizia e camionette in centro. In centro la sera si radunano i ragazzi e le ragazze che vengono dai piccoli centri a grande degrado sociale qui intorno o dai rioni popolari, dove le istituzioni non ci sono, non ci sono palestre né spazi dove incontrarsi”.
Relazioni
A causa del covid per un paio d’anni si è anche persa la palestra educativa rappresentata dalla scuola pubblica. Ma il problema in questi quartieri non è studiare le poesia di Ugo Foscolo o imparare a calcolare le radici quadrate via zoom. “Manca una politica pubblica che apra spazi”, continua Giovine. “Per il quartiere Acquaviva, dove di recente hanno arrestato sei minori che spacciavano, c’è un piano chiamato Qualità dell’abitare che prevede di fare strade, non rigenera gli spazi abbandonati per metterli a disposizione della comunità, investe pochi soldi nei cortili della case popolari o nei parchi pubblici. Il contesto sociale difficile unito alla mancanza di interventi istituzionali genera le risse e quella cultura della sopraffazione, non è che i minori sono impazziti”.
Come ci si sente a essere eletti in un comune a 27 anni senza avere un partito strutturato alle spalle? “Un consigliere comunale senza una rete è un po’ perso. Prendi le cose di cui abbiamo parlato: i fondi sono nazionali, le case popolari dell’ente regionale, il contesto e i cittadini locali. Tu che vuoi portare istanze del basso non hai riferimenti, ti devi costruire una ‘banca di relazioni’. Una forza nazionale di sinistra, se esistesse, dovrebbe mettere al centro la questione della vita di merda che si fa in questi quartieri di periferia. C’è un elettorato sensibile ai temi della riconversione e della giustizia sociale ma non mi pare ci sia uno sforzo di organizzarlo. Cosa dico a chi protesta con me? Che conto qualcosa dentro ai confini cittadini, ma fuori non conto nulla? È drammatico, il rischio è che se nelle periferie non ci siamo noi a dire ‘apriamo i parchi e rifacciamo le case’, arriva la destra a dire ‘ma quali parchi, bisogna cacciare i neri che fanno rumore e sporcano’. Ma per quanto tempo si riesce a frenare questa barbarie se non si costruisce un fronte capace di rappresentare il disagio e la rabbia, offrendo risposte invece che nemici immaginari?”
Ricomincio da qui
Via San Carlo 98, Caserta
Straccetti di pizza con crudo 5,50
Pizza sapori d’estate 9,00
Crocchè di patate 1,50
Acqua frizzante 2,00
Acqua naturale€ 2,00
2 coperti 3,00
2 caffè 2,00
Totale 25,00
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