Il mar Piccolo nel golfo di Taranto, in Puglia. (google earth)

Il mar Piccolo è il cuore pulsante dell’Area di crisi ambientale di Taranto, una delle più grandi d’Europa, ed è caratterizzato dalla compresenza di una riserva naturale di specie protette, attività di coltivazione di mitili, strutture di manutenzione navale e di una base navale strategica. Allo stesso tempo nella zona ci sono livelli elevati di contaminanti, inorganici e organici, come metalli pesanti, Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), Pcb (policlorobifenili), diossine e composti organostannici.

Insieme a molti ricercatori e ricercatrici del Politecnico di Bari, dell’università di Bari, del Cnr e dello staff del Commissario straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto, abbiamo svolto un lavoro di ricerca per eseguire una diagnosi avanzata delle condizioni di contaminazione del sito e del modo in cui si muovono le sostanze contaminanti che costituiscono un reale pericolo per il suo ecosistema.

Per capire come gestire l’area in modo sostenibile, il gruppo di ricerca di cui faccio parte, coordinato da Vera Corbelli, ha svolto un’attività diagnostica tra il 2014 e il 2017 adottando un metodo innovativo, in quanto multiscalare e multidisciplinare, per individuare nei sedimenti i contaminanti potenzialmente tossici e valutare la possibilità che si spostino.

Nelle indagini convenzionali di solito si cerca di individuare la presenza delle singole sostanze chimiche contaminanti nei sedimenti e nella colonna d’acqua, per valutarne poi la concentrazione e la distribuzione. La metodologia adottata in questo studio, invece, aveva l’obiettivo di analizzare tutti i fattori che possono condizionare la mobilità del contaminante in modo da stimare come questo possa passare da una matrice ambientale all’altra del sistema, tra cui quella biologica, diventando fonte di danno per l’essere umano.

Infatti la previsione del danno che un contaminante può causare, cioè il rischio da contaminazione di un sito, deve includere non solo la conoscenza della concentrazione e della distribuzione del contaminante, ma anche la stima del suo destino nel tempo all’interno di un ecosistema dinamico.

Per perseguire questo obiettivo sono state condotte indagini multidisciplinari, integrando diverse competenze scientifiche che sono servite a caratterizzare tutte le grandezze, sia fisiche sia chimiche, che influenzano la mobilità dei contaminanti. Si è così riusciti a valutare le concentrazioni dei contaminanti, le ragioni della loro distribuzione e la loro disponibilità a muoversi, ma anche le proprietà idromeccaniche dei sedimenti, fondamentali per l’identificazione degli interventi più sostenibili di messa in sicurezza del sito.

La nuova strategia di indagine ha evidenziato l’origine naturale litogenica di alcuni dei metalli pesanti presenti nei sedimenti e la necessità di rivedere i limiti normativi del sito sulla base della sua specifica variabilità geochimica. Si è visto, poi, che i sedimenti superficiali sono poco consistenti, o meglio hanno una bassissima consistenza, anche a causa della presenza di grandi quantità di materia organica. Questo li rende più instabili aumentando il rischio di contaminazione e condizionando la progettazione delle soluzioni di mitigazione.

È stata messa in luce anche l’influenza della contaminazione sulle proprietà idromeccaniche dei sedimenti fino a ora trascurate nelle proposte di misure di mitigazione del rischio. I risultati dell’analisi sono alla base per la creazione di un partenariato per l’innovazione a cui affidare la progettazione definitiva ed esecutiva degli interventi di risanamento ambientale e la messa in sicurezza dei sedimenti nelle aree prioritarie del primo seno del mar Piccolo. ●

Matilda Mali è ricercatrice presso il dipartimento di ingegneria civile, ambientale, del territorio, edile e di chimica del Politecnico di Bari.

M. Mali et al., A geo-chemo-mechanical study of a highly polluted marine system (Taranto, Italy) for the enhancement of the conceptual site model, Scientific reports (2021)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it