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Masooma Alizada esce con la sua bici. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)
Zhala, Maryam Sediqi e Malika Yousufi. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)
Masooma Alizada si allena a casa. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)
Zahra Alizada in una casa. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)
Zhala prende la bici per cominciare gli allenamenti in un’area nei dintorni di Kabul. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)
L’allenatore della nazionale Abdul Sadiq Sadiqi, a destra, con Malika Yousufi. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)
Abdul Sadiq Sadiqi parla alle atlete prima degli allenamenti. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)
Masooma Alizada e Frozan Rasooli sistemano una bici. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)
Masooma Alizada e Zahra Alizada. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)
Esercizi sulla neve. (Mohammad Ismail, Reuters/Contrasto)

Donne in sella

In Afghanistan quaranta donne hanno deciso di sfidare le regole della tradizione e di partecipare alle gare internazionali di ciclismo.

La squadra si allena senza nessuno stipendio, e sfidando gli insulti e le minacce di cui spesso le atlete sono bersaglio e che le costringono ad allenarsi fuori città, dove l’abbigliamento sportivo non provoca le reazioni dei passanti. Reazioni che possono essere anche pericolose: recentemente la capitana della squadra è stata gettata a terra da un automobilista che l’ha strattonata mentre pedalava.

Abdul Sadiq Sadiqi, l’allenatore e presidente della Federazione ciclistica afgana, è ottimista, ma le sue atlete sanno che la strada è ancora lunga: “Per noi il nostro allenatore è uno scudo. Senza di lui non potremmo correre”, dice Malika Yousufi, che è determinata a diventare la prima afgana a partecipare al Tour de France.

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