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Joseph Schuster (al centro) identificato come l’assassino del poliziotto Arthur Sullivan, 38 anni, ucciso mentre tornava a casa dopo il turno di lavoro, a Chicago. (Chicago Tribune)
L’avvocato Clarence Darrow e il giudice John R. Caverly in aula, a Chicago, prima della sentenza sul caso contro Richard Loeb, 18 anni, e Nathan Leopold Jr., 19 anni, nel 1924, accusati dell’omicidio di Robert “Bobby” Franks, 14 anni. (Chicago Tribune)
Donald Jay Cook, 16 anni, nella prigione di Cook County, il 5 dicembre 1945. Cook era colpevole dell’omicidio di Morton Stein, 16 anni, ucciso nella stanza 733 dell’hotel Stevens di Chicago, nel 1945. (Chicago Tribune)
Judy Young (al centro), madre di una bambina di sei mesi uccisa l’11 marzo 2013 da un uomo armato che ha sparato in un parco del quartiere di Woodlawn, a Chicago. (Nancy Stone, Chicago Tribune)
La polizia forense scatta le foto sulla scena dell’omicidio di un ragazzo di 16 anni compiuto da un uomo armato in West Jackson boulevard, a Chicago, il 20 settembre 2014. (John J. Kim, Chicago Tribune)
Richard Loeb, 18 anni, e Nathan Leopold Jr., 19 anni, accusati dell’omicidio di Robert “Bobby” Franks, 14 anni, il 21 maggio 1924. (Chicago Tribune)
Betty Nelson e Rosella Nelson davanti al corpo di John Dillinger all’obitorio di Cook County, a Chicago, il 22 luglio 1934. (Chicago Tribune)
John Dillinger (al centro) ammanettato al vicesceriffo R. M. Pierce (a sinistra) nei giorni del processo a Crown Point, Indiana, nel febbraio 1934. Dillinger era accusato dell’omicidio del poliziotto William O’Malley, 43 anni. (Chicago Tribune)
(Chicago Tribune)

Sulla scena del crimine

Crime then and now: through the lens of the Chicago Tribune è una mostra che raccoglie le foto scattate sulle scene del crimine, nella città di Chicago, dai fotografi del quotidiano statunitense negli ultimi ottant’anni.

Dalle immagini ottenute sulle lastre fotografiche al vetro alle foto in digitale realizzate negli ultimi anni, l’esposizione ripercorre l’evoluzione e i cambiamenti legati alla documentazione dei fatti di cronaca - le indagini della polizia, i processi, i funerali delle vittime - e la percezione del pubblico.

“Negli anni trenta e quaranta le autorità permettevano, anzi incoraggiavano, i fotografi a scattare immagini delle scene del crimine, delle indagini, dei sospettati e delle aule dei tribunali”, racconta il curatore della mostra Michael Zajakowski. “Oggi invece la polizia tiene molto a distanza i fotografi perché diffida dei mezzi d’informazione che sono spesso accusati di sensazionalismo. Così i fotografi riescono a documentare molto di più le fasi successive al crimine, come la vita delle famiglie legate alle vittime o i funerali”, continua Zajakowski.

La mostra, ospitata alla Gage gallery della Roosevelt university di Chicago, sarà aperta fino all’11 aprile.

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