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Una coppia che vive nei centri per senza fissa dimora a Marsiglia, 2014. (Bharat Choudhary)
Abdel Benfrih (a destra) cerca di convincere suo zio a fargli guidare la macchina, nel 2012. Abdel è minorenne e vive con la sua famiglia nel 13esimo <em>arrondissement</em> di Marsiglia, una delle zone più pericolose della città. (Bharat Choudhary)
Nassurdine Haidari (a sinistra), 35 anni, in pausa pranzo con la famiglia nel suo ufficio a Marsiglia, 2013. Haidari, attivista contro il razzismo e la discriminazione, è stato picchiato da venti uomini durante la campagna elettorale per le elezioni presidenziali in Francia. (Bharat Choudhary)
Un componente della comunità dei comoriani prima di una riunione in un bar di Marsiglia, 2013. (Bharat Choudhary)
Donne preparano il pane azzimo della tradizione algerina in un ristorante del quartiere Noailles a Marsiglia, 2014. (Bharat Choudhary)
Spacciatori aspettano clienti in un edificio di case popolari a Marsiglia, 2013. (Bharat Choudhary)
Leslie Diebel, a Marsiglia, nel 2013. Leslie ha sposato un francese algerino e si è convertita all’islam, contro la volontà dei suoi genitori. Solo dopo la nascita di suoi figlio si è riavvicinata alla sua famiglia. (Bharat Choudhary)
Ali, 22 anni, viene dall’Iran e lavora in un ristorante pachistano a Marsiglia, 2014. (Bharat Choudhary)
Sofia (a sinistra) con un’amica aspetta suo fratello fuori da un centro commerciale di Marsiglia, 2013. Nel nord della città molte zone non sono collegate dai mezzi pubblici. (Bharat Choudhary)
Omar Farhoune (a destra) in viaggio per l’arcipelago delle Frioul, a quattro chilometri da Marsiglia, 2013. Omar è arrivato con suo padre da Barcellona, in Spagna. A causa dei debiti sono rimasti senza casa e ora sono aiutati da un’organizzazione no profit che ha trovato un lavoro a suo padre. (Bharat Choudhary)

Oltre il velo

Nel 2009 il fotografo Bharat Choudary, di origini indiane ma nato e cresciuto in Nigeria, ha cominciato a seguire i musulmani del Regno Unito e degli Stati Uniti, cercando di capire il loro livello d’integrazione, il loro rapporto con gli altri cittadini, i sogni e le delusioni dei più giovani. Due anni dopo si è concentrato sulla Francia e soprattutto su Marsiglia, la città più povera del paese e quella con la più numerosa comunità musulmana. Il progetto si chiama Il silenzio degli altri.

“Milioni di musulmani in tutta la Francia vivono una vita di povertà e disperazione, in edifici di edilizia popolare fatiscenti ed etnicamente omogenei e isolati. L’apatia del governo ha aiutato la graduale trasformazione di questi quartieri, le cités, in trappole di emarginazione dove si vive con la sensazione di stare in una maledizione infinita”, spiega. “Anche se alcuni giovani riescono a uscire da queste aree, la profonda discriminazione razziale, culturale e religiosa non gli permette di scegliere un’alternativa migliore e quindi finiscono per tornare nelle cités: è per questo, e per non per un’attitudine genetica, che finiscono per vivere sempre insieme”.

Dopo la strage a Charlie Hebdo il dibattito si è fatto ancora più pressante, spiega Choudary a Lens, il blog fotografico del New York Times. “In questo momento di lutto e di fiume di emozioni, viene trascurato un aspetto importante: le innumerevoli sfide che la comunità musulmana si trova ad affrontare nel tentativo di penetrare, integrarsi e crescere nella società francese “, ha detto il fotografo. “Credo che senza conoscere la comunità musulmana francese e quali sono i problemi che deve affrontare ogni giorno, tutta la discussione su cosa è giusto e cosa è sbagliato sia incompleta”.

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