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Una granata. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)
Pallottole di gomma di vario calibro. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)
Una beanbag, un sacchetto che contiene munizioni di gomma, e delle cartucce. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)
Perni e leve di sicurezza di granate. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)
Una granata. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)
Una beanbag, un sacchetto che contiene munizioni di gomma. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)
Proiettili urticanti. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)
Munizioni. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)
Munizione di gomma. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)
La leva di sicurezza di una granata. (Lucas Jackson, Reuters/Contrasto)

Memorie di una repressione

Il 9 agosto del 2014, un anno fa, è stato ucciso a Ferguson, in Missouri, Michael Brown, un ragazzo nero di 18 anni. Brown era disarmato e, secondo alcuni testimoni, aveva le mani alzate quando un poliziotto gli ha sparato.

L’omicidio ha scatenato imponenti proteste in città: migliaia di afroamericani hanno chiesto che la polizia rendesse noto il nome dell’agente che aveva sparato che in un primo momento non era stato identificato.

Le proteste sono andate avanti per giorni e la polizia ha represso le manifestazioni con la violenza. Le autorità hanno dichiarato il coprifuoco e lo stato di emergenza ed è stata mandata a Ferguson la guardia nazionale per aiutare le azioni di repressione da parte della polizia.

Il 24 novembre del 2014 il grand jury (una giuria composta di sette uomini e cinque donne, di cui tre neri e nove bianchi) ha deciso di non incriminare il poliziotto Darren Wilson, accusato dell’omicidio di Brown. La decisione ha provocato nuovi violenti scontri a Ferguson e proteste in diverse città degli Stati Uniti.

Lucas Jackson ha fotografato le munizioni usate dalla polizia raccolte per le strade di Ferguson durante le proteste dell’agosto del 2014.

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