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Senza titolo, dalla serie Superimpositions, 1968–1975. (Boris Mikhailov)
Senza titolo, dalla serie At Dusk, 1993. (Boris Mikhailov, Camera - Centro Italiano per la Fotografia)
Senza titolo, dalla serie Case history, 1997–1998. (Boris Mikhailov)
Senza titolo, dalla serie Superimpositions, 1968–1975. (Boris Mikhailov)
Senza titolo, dalla serie Case history, 1997–1998. (Boris Mikhailov)
Senza titolo, dalla serie Superimpositions, 1968–1975. (Boris Mikhailov)
Senza titolo, dalla serie Red, 1968–1975. (Boris Mikhailov)
Senza titolo, dalla serie Superimpositions, 1968–1975. (Boris Mikhailov)
Senza titolo, dalla serie Superimpositions, 1968–1975. (Boris Mikhailov)
Senza titolo, dalla serie Superimpositions, 1968–1975. (Boris Mikhailov)

Il volto feroce dell’Ucraina

Il 1 ottobre 2015 CAMERA - Centro italiano per la fotografia di Torino inaugura i suoi spazi con la retrospettiva Boris Mikhailov: Ukraine dedicata alla carriera dell’artista di Charkiv, dalla fine degli anni sessanta fino alla sua produzione più recente.

Nato nel 1938, Mikhailov lavora come ingegnere in una fabbrica fino a quando alcuni agenti del Kgb scoprono delle foto di nudo di sua moglie e viene licenziato. Perso il lavoro, comincia a scattare fotografie per vivere. Dopo le prime piccole mostre, ottiene maggiore attenzione soprattutto grazie alle sue stampe monocromatiche, colorate a mano.

Le immagini di Mikhailov offrono una prospettiva umana della vita di tutti i giorni ritratta durante e subito dopo la fine dell’Unione Sovietica. “I suoi lavori sono a metà strada tra immagini amatoriali e street photography”, spiega la critica d’arte Karen Rosenberg.

La mostra di Torino presenta oltre trecento opere tratte da nove progetti dell’artista. Da Crimean snobbism, la serie del 1981, costruita come un album di vacanze di famiglia in Crimea, a At dusk che invece è un lavoro di street photography sulla città in cui Mikhailov è nato, realizzato tra il 1990 e il 1993, ritratta attraverso un filtro blu, il colore della rabbia e della guerra secondo il fotografo.

Il progetto Case history è ancora una volta dedicato alla sua città natale dove torna tra il 1997 e il 1998, dopo un anno trascorso a Berlino. Trova una città dove “i ricchi sfoggiano le loro fortune e i poveri affondano sempre di più nella loro povertà”.

Lo sguardo di Mikhailov è distaccato e sembra spingere i suoi soggetti ancora più in basso rispetto a dove sono realmente. Le sue immagini a volte sono spontanee, mentre altre volte sono costruite appositamente dal fotografo che arriva anche a pagare i suoi soggetti. Molti sono ritratti senza vestiti per creare un legame tra la nudità e la vulnerabilità: “Chiedevo ai miei modelli di spogliarsi come metafora della loro vita”, spiega il fotografo.

Boris Mikhailov sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 2 ottobre insieme al fotografo Jérôme Sessini per parlare del loro lavoro sulla guerra in Ucraina.

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