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The haircut, 2014. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)
The disturbance, 2014. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)
Woman in parked car, 2014. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)
The basement, 2014. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)
Cathedral of the pines, 2014. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)
The barn, 2013. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)
Drainpipe, 2014. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)
The den, 2013. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)
The motel, 2014. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)
Beneath the bridge, 2014. (Gregory Crewdson, Per gentile concessione della galleria Gagosian)

Il cammino di Gregory Crewdson

Gli ultimi cinque anni Gregory Crewdson li ha trascorsi nell’isolamento, lungo un sentiero degli Appalachi, sulla costa orientale degli Stati Uniti. Durante questo viaggio, intrapreso anche per fare i conti con un divorzio doloroso, il fotografo si è fermato nelle foreste delle montagne Berkshires, in Massachusetts, dove ha ritrovato l’ispirazione per creare un nuovo progetto.

Crewdson (New York, 1962) è tra i maggiori esponenti della staged photography, un genere basato sulla messa in scena e sulla narrazione. Le immagini di Crewdson, scattate con fotocamere grande formato, sono realizzate come se fossero dei piccoli film, sia per la loro qualità estetica sia per la produzione. Sul set, in genere, sono presenti almeno quaranta persone, coinvolte in una lunga lavorazione che viene preparata mesi prima dallo stesso fotografo, il quale cura personalmente ogni dettaglio.

In vent’anni di carriera, progetti come Twilight, Dream house e Beneath the roses, gli hanno dato la fama internazionale e ne hanno definito lo stile e i temi. Crewdson guarda alla pittura statunitense ed europea del diciannovesimo secolo e al cinema per elaborare scene complesse negli interni e nei sobborghi più anonimi, che esplorano i drammi quotidiani dell’americano medio.

“Sono interessato a tutto quello che è inspiegabile, che per me consiste nel trovare un mistero inaspettato nella vita di tutti i giorni”. E aggiunge: “È per questo che l’ambientazione delle mie foto deve risultare familiare, con i costumi, l’arredamento e i soggetti scelti. Sono poi la luce e il colore a caricare la scena con un’altra atmosfera”.

Cathedral of the pines (il progetto porta il nome di un sentiero nelle Berkshires) è in pieno stile Crewdson ma stavolta il fotografo si è trovato davanti a nuove sfide. Sul piano produttivo, la troupe e l’autore hanno lavorato in un territorio isolato affrontando condizioni meteorologiche imprevedibili ed estreme. Sul piano artistico, Crewdson ha superato le opere precedenti, cercando di trascendere la caratterizzazione geografica per esplorare i luoghi più profondi della psiche umana dove si incontrano il desiderio e la solitudine.

Questo nuovo lavoro sarà in mostra alla galleria Gagosian di New York fino al 5 marzo 2016.

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