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Nella regione di Vinnycja, a 300 chilometri Černobyl. La vegetazione presenta ancora oggi malattie ben visibili, nonostante siano passati trent’anni dal disastro. (Lisa Boccaccio)
A Zhmerynka, a mezz’ora di distanza da Vinnycja. (Lisa Boccaccio)
Penkivka, a un’ora di distanza da Vinnycja. All’interno di una scuola che stanno ricostruendo con l’aiuto di associazioni italiane. (Lisa Boccaccio)
Alla periferia di Vinnycja. (Lisa Boccaccio)
Jaroslav, 6 anni, a Vinnycja. Sua madre Irina non può lavorare perché è malata di tumore, ma così non riesce a pagarsi le cure. (Lisa Boccaccio)
A Maidan. (Lisa Boccaccio)
Un funerale a Penkivka. (Lisa Boccaccio)
Il centro sanitario per poveri nel convento delle suore Canossiane a Vinnycja. Prima di cominciare le visite, suore e medici si ritrovano per un momento di preghiera. (Lisa Boccaccio)
Nel centro della città di Vinnycja. È normale incontrare militari appena tornati dal conflitto nell’est dell’Ucraina. (Lisa Boccaccio)
A Penkivka. (Lisa Boccaccio)

La lunga ombra di Černobyl

Il 26 aprile 1986 a Černobyl si è verificato il più grave incidente della storia in una centrale nucleare. Černobyl si trova oggi nell’Ucraina settentrionale, ma all’epoca era territorio dell’Unione Sovietica.

Gli effetti di quella tragedia, trent’anni dopo, continuano a pesare sulla popolazione di una vasta area al confine tra Ucraina e Bielorussia, ancora contaminata. È il caso della regione di Vinnycja, 300 chilometri più a sud della centrale. Il disastro nucleare e poi l’indipendenza da Mosca – con l’improvvisa mancanza di materie prime – costringono a una estrema povertà gli abitanti di questa città e della sua provincia: non hanno altre risorse che l’agricoltura, ma i terreni, i prodotti e il bestiame che li sfamano sono ancora radioattivi.

La fotografa Lisa Boccaccio ha raccontato le ferite ancora aperte in quei villaggi con un reportage realizzato nel novembre del 2015.

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