L’assedio di Falluja
Sono drammatiche le condizioni di vita per i civili intrappolati a Falluja, la città irachena controllata dal 2014 dal gruppo Stato islamico (Is) e sottoposta da quattro giorni a una vasta offensiva da parte delle forze irachene: lo denunciano le Nazioni Unite e alcune organizzazioni umanitarie tra cui Save the children.
Dal lancio dell’offensiva, il 23 maggio, solo 800 persone sono riuscite a fuggire dalla città situata a circa 50 chilometri ad ovest di Baghdad, ha detto la coordinatrice dell’Onu per l’Iraq Lisa Grande, secondo cui sono 50mila i civili che vivono ancora a Falluja. “Abbiamo sentito alcune storie molto preoccupanti di famiglie intrappolate che cercano disperatamente di fuggire verso zone più sicure”, ha aggiunto.
Le 800 persone che sono fuggite alla città hanno parlato di condizioni di vita drammatiche. “Il cibo è scarso, e la sua distribuzione è molto controllata. I farmaci sono esauriti e molte famiglie sono costrette a usare acqua non potabile”, ha detto ancora Lisa Grande.
Dall’inizio dell’attacco le agenzie umanitarie non sono state in grado di fornire un aiuto a Fallujah a causa delle difficoltà di accesso; e questo per l’impossibilità di attuare un accordo per utilizzare corridoi umanitari.
I jihadisti dell’Is hanno imposto il coprifuoco vietando ai residenti di lasciare la città. E le forze irachene accusano gli uomini del Califfato di usare i civili come scudi umani. Alcuni abitanti hanno anche detto che non potevano fuggire a causa del gran numero di ordigni esplosivi collocati dall’Is intorno alla città.
La principale autorità religiosa sciita irachena, il grande ayatollah Ali al Sistani, ha chiesto alle forze governative che si preparano all’offensiva per riconquistare Falluja di risparmiare i civili intrappolati nella città.