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Casa Benati, Reggio Emilia, 1985, dalla serie Paesaggio italiano. (Luigi Ghirri, Collezione privata, Bergamo)
Castello Sforzesco, Milano, 1986. (Luigi Ghirri, Collezione privata, Bergamo)
Cittanova di Modena, 1985, della serie Il profilo delle nuvole. (Luigi Ghirri, Collezione privata, Bergamo)
Bologna, 1987, dalla serie Il profilo delle nuvole. (Luigi Ghirri, Collezione privata, Bergamo)
Riva di Tures, 1977, serie Kodachrome. (Luigi Ghirri, Collezione privata, Bergamo)
Modena, 1973, serie Kodachrome. (Luigi Ghirri, Collezione privata, Bergamo)
Fidenza, 1985, della serie Il profilo delle nuvole. (Luigi Ghirri, Collezione privata, Bergamo)
Ile Rousse, 1976. (Luigi Ghirri, Collezione privata, Bergamo.)

I colori di Luigi Ghirri

“I colori più usati da Luigi Ghirri erano pallidi, calmi, spesso tendenti al pastello. Come se l’artista non volesse far parlare le sue immagini a voce troppo alta”, ha scritto Teju Cole sul blog del New York Times.

L’uso del colore nelle fotografie di Ghirri è al centro della mostra Pensiero, paesaggio, ospitata all’ex monastero di Astino, in provincia di Bergamo. Attraverso oltre quaranta foto, l’esposizione ripercorre la carriera dell’autore, soffermandosi soprattutto sul rapporto con il senso dello spazio e il paesaggio.

Ghirri ha fotografato soprattutto la sua regione, l’Emilia-Romagna, il suo paesaggio però “non è quello che viene normalmente percepito, ma quello che si suppone latente, inscritto sul rovescio: paesaggio della memoria e della favola, paesaggio di figure nascoste e di prodigi”, hanno scritto i curatori della mostra.

Le sue immagini raffigurano interni di case, luoghi di lavoro, pianure di campagna e architetture urbane, e sono luoghi da cui emergono i temi dell’identità, del tempo, e della memoria, che Ghirri ha affrontato in tutta la sua carriera.

La mostra, curata da Corrado Benigni e Mauro Zanchi, durerà fino al 31 agosto 2016.

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