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Le baiser de l’Hôtel de Ville, Parigi, 1950. (Robert Doisneau, Atelier Robert Doisneau)
Mademoiselle Anita, Parigi, 1951. (Robert Doisneau, Atelier Robert Doisneau)
Le plongeur du Pont d’Iena, Parigi, 1945. (Robert Doisneau, Atelier Robert Doisneau)
Les frères, rue du Docteur Lecène, 1934. (Robert Doisneau, Atelier Robert Doisneau)
Robert Doisneau. (Ferdinando Scianna, Atelier Robert Doisneau)

Le icone di Robert Doisneau

Robert Doisneau scattò la sua prima foto a una pila di ciottoli ammucchiati sulla strada. Era il 1928 e aveva 16 anni. Fu l’inizio della carriera del fotografo “umanista”, chiamato così per la sua capacità di raccontare la quotidianità della vita e delle persone. L’autore, che è sempre stato molto timido, usava la macchina fotografica per ritrarre anche luoghi e situazioni che lo mettevano più a disagio.

Doisneau (1912-1994) pensava che la vita fosse la storia più eccitante da raccontare: “Nessun regista può inventare una trama così imprevedibile come quello che accade ogni giorno tra le strade di una città”. Negli oltre cinquant’anni della sua carriera, ha ritratto l’atmosfera di Parigi del novecento e gli artisti e gli intellettuali che ci vivevano, cogliendone il fascino, ma anche i momenti più surreali.

Molte delle immagini di Doisneau, diventate icone della storia della fotografia, sono esposte al Forte di Bard, in Valle d’Aosta, fino al 1 maggio 2017. Tra queste, il famoso bacio, Le baiser de l’Hôtel de Ville a Parigi, scattato nel 1950. E accanto alle immagini, un’intervista alle figlie Francine Deroudille e Annette Doisneau, che raccontano aneddoti e ricordi del padre.

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