La battaglia della Romania
Non si fermano in Romania le proteste contro il governo, neanche dopo il ritiro il contestato disegno di legge sulla corruzione. Il 6 febbraio almeno 500mila persone sono scese in piazza contro una nuova versione del decreto allo studio presso il ministero della giustizia.
In molti chiedono le dimissioni del premier socialdemocratico Sorin Grindeanu. Anche il presidente della repubblica, Klaus Iohannis, del Partito nazionale liberale, attacca il governo attribuendogli scarsa trasparenza, ma non ne chiede la caduta.
Il decreto, approvato d’urgenza il 31 gennaio, è stato ritirato il 5 febbraio dopo le proteste di piazza più imponenti dalla caduta del dittatore Ceausescu. I manifestanti accusavano il governo di aver varato una legge che ufficialmente serviva a svuotare le carceri, ma in realtà avrebbe favorito alcuni politici in carcere per corruzione. La legge infatti avrebbe depenalizzato l’abuso d’ufficio e altri reati di corruzione. In particolare, depenalizzando l’abuso d’ufficio per casi riguardanti somme inferiori ai 44mila euro, il decreto avrebbe anche messo fine al processo in corso contro il socialdemocratico Liviu Dragnea, stretto collaboratore del premier Grindeanu e leader del suo partito. Dragnea è accusato di aver utilizzato 24mila euro di denaro pubblico per stipendiare due persone alle dipendenze del suo partito.