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La biblioteca civica di Stoccolma che conserva più di due milioni di libri, 2014. (Philippe Braquenier)
Cern data center, Ginevra, Svizzera., 2014. (Philippe Braquenier)
Archivio Mundaneum, Mons, Belgio, 2015. (Philippe Braquenier)
Monastero di Montserrat, in Spagna, in cui sono conservati 1500 manoscritti di teologia, 2016. (Philippe Braquenier)
Pionen data center, Stoccolma, Svezia, 2014, costruito sotto trenta metri di granito e protetto da una porta d’acciaio di quaranta centimetri di spessore. (Philippe Braquenier)
Sabey data centers, New York, 2015. (Philippe Braquenier)
Bahnolf data center a Kista, Svezia, 2014. La sala è costruita sul modello di una stazione spaziale e custodisce dei server a prova di proiettili d’acciaio. (Philippe Braquenier)
Laboratorio Arnano, centro di ricerca per applicazioni elettroniche, Grenoble, Francia, 2014. (Philippe Braquenier)
Pionen data center, Stoccolma, costruito in un ex impianto di difesa nazionale, 2014. (Philippe Braquenier)

Dove si conserva la conoscenza

“In architettura la parola ‘palinsesto’ si riferisce all’insieme di elementi raccolti in uno spazio per un periodo di tempo”, spiega il fotografo belga Philippe Braquenier. È diventata il titolo del lavoro che ha dedicato ai luoghi in cui è conservata la conoscenza umana, culturale e scientifica.

Secondo Braquenier la conservazione delle informazioni è fondamentale per l’evoluzione del sapere. Palimpsest mostra anche il passaggio tecnologico avvenuto con il digitale. Oltre alle biblioteche più grandi al mondo, ha fotografato i data center in cui le informazioni sono custodite all’interno di infrastrutture spesso nascoste in ambienti naturali. “Il mio interesse per questi ‘depositi delle informazioni’ si rivolge anche al loro rapporto con il paesaggio e le strutture urbane”, spiega ancora il fotografo.

Per il suo progetto Braquenier ha fotografato trentuno spazi, tra cui il suo preferito: rimane il Cern di Ginevra. Ma anche l’archivio del Mundaneum, in Belgio, considerato il pioniere di internet. Nessuno invece lo ha lasciato entrare nel data center di Google, che ha dovuto fotografare dall’esterno.

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