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Metamorfosi della terra, anni settanta. (Mario Giacomelli, Per gentile concessione dell'Archivio Mario Giacomelli-Rita Giacomelli)
Presa di coscienza sulla natura, 1976-1980. (Mario Giacomelli, Per gentile concessione dell'Archivio Mario Giacomelli-Rita Giacomelli)
Motivo suggerito dal taglio dell’albero, 1967-1969. (Mario Giacomelli, Per gentile concessione dell'Archivio Mario Giacomelli-Rita Giacomelli)
Paesaggio, da La buona terra, 1964-1965. (Mario Giacomelli, Collezione privata)
Paesaggio, 1979, da Storie di terra. (Mario Giacomelli, Collezione privata)
Paesaggio, 1980, da Storie di terra. (Mario Giacomelli, Collezione privata)
Presa di coscienza sulla natura, 1976-1990. (Mario Giacomelli, Per gentile concessione dell'Archivio Mario Giacomelli-Rita Giacomelli)
Metamorfosi della terra, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio dei settanta. (Mario Giacomelli, Per gentile concessione dell'Archivio Mario Giacomelli-Rita Giacomelli)
Metamorfosi della terra, anni settanta. (Mario Giacomelli, Per gentile concessione dell'Archivio Mario Giacomelli-Rita Giacomelli)
Metamorfosi della terra, anni ottanta. (Mario Giacomelli, Per gentile concessione dell'Archivio Mario Giacomelli-Rita Giacomelli)

Le terre scritte da Mario Giacomelli

“Cerco i segni nella terra, cerco la materia e i segni, come può fare un incisore” affermava il fotografo Mario Giacomelli, che per tutta la sua carriera ha raccontato il paesaggio percorrendo una strada personale e rivoluzionaria.

Una mostra, ospitata nel complesso monumentale di Astino, in provincia di Bergamo, rilegge l’esperienza del paesaggio nella sua opera, attraverso una quarantina di immagini, di cui molte inedite e provenienti dall’archivio Mario Giacomelli di Sassoferrato.

Giacomelli (1925-2000) parte dalla sua terra, le Marche, per indagare il rapporto tra memoria e natura, componendo le sue immagini su piccoli dettagli che si incastrano in uno stile grafico unico, come se il fotografo interpretasse la realtà con una matita invece che con una macchina fotografica. L’apice di questa visione è raggiunto nella serie Presa di coscienza sulla natura, in cui Giacomelli arriva all’astrazione totale del paesaggio: ”Attraverso le foto di terra io tento di uccidere la natura” scrive negli anni novanta, “cerco di togliere quella vita che le è stata data non so da chi ed è stata distrutta dal passaggio dell’uomo, per ridarle una vita nuova, per ricrearla secondo i miei criteri e la mia visione del mondo”.

La mostra Mario Giacomelli. Terre scritte, a cura di Corrado Benigni e Mauro Zanchi in collaborazione con l’archivio Mario Giacomelli di Sassoferrato, è stata realizzata dalla Fondazione MIA e sarà aperta dal 22 aprile al 31 luglio.

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