×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Ntozabantu II, Parktown, 2016. (Zanele Muholi, Per gentile concessione di Stevenson, Yancey Richardson e galleria del Cembalo)
Uth’angithini, Parktown, Johannesburg, 2016. (Zanele Muholi, Per gentile concessione di Stevenson, Yancey Richardson e galleria del Cembalo)
S’manga, Amsterdam, 2016. (Zanele Muholi, Per gentile concessione di Stevenson, Yancey Richardson e galleria del Cembalo)
Senzekile II, Cincinnati, 2016. (Zanele Muholi, Per gentile concessione di Stevenson, Yancey Richardson e galleria del Cembalo)
Basizeni II, Parktown, 2016. (Zanele Muholi, Per gentile concessione di Stevenson, Yancey Richardson e galleria del Cembalo)
Bukhosi II, Parktown, 2016. (Zanele Muholi, Per gentile concessione di Stevenson, Yancey Richardson e galleria del Cembalo)
Fezekile III, Cincinnati, 2016. (Zanele Muholi, Per gentile concessione di Stevenson, Yancey Richardson e galleria del Cembalo)
Sizile, Umlazi , Durban, 2016. (Zanele Muholi, Per gentile concessione di Stevenson, Yancey Richardson e galleria del Cembalo)

La battaglia di Zanele Muholi

Zanele Muholi si definisce un’attivista visiva, con un obiettivo preciso, “riscrivere una storia visiva del Sudafrica dal punto di vista della comunità nera, lesbica e trans, affinché il mondo conosca la nostra resistenza ed esistenza in un periodo in cui i crimini generati dall’odio sono all’apice”.

Nata nel 1972 a Umlazi, vicino a Durban, Muholi ha cominciato il suo impegno prima come attivista lgbt e solo in seguito è arrivata alla fotografia, continuando sempre la sua esplorazione dei generi e della sessualità. Nobody can love you more than you è una selezione di una ventina di opere esposte alla galleria del Cembalo di Roma fino al 6 aprile.

La sua ricerca parte da una rappresentazione di sé con cui interpreta personaggi e archetipi, utilizzando costumi, parrucche e oggetti comuni. Ogni ritratto è potente nella luce che riesce a emanare e nell’intensità di uno sguardo da cui è difficile sottrarsi, ma per Muholi non si tratta di bellezza. “Troppo spesso siamo insultati, derisi e ci ritroviamo in spazi dove non possiamo essere veramente noi stessi” ha dichiarato recentemente in un’intervista. “Ma siamo qui, con le nostre voci, le nostre vite, e non possiamo fare affidamento agli altri per sentirci rappresentati in maniera adeguata”. I ritratti di Muholi sono quindi un’affermazione di sé e di tutte le vittime di discriminazione, a cui rivolge il suo messaggio: “Tu sei importante. Nessuno ha il diritto di danneggiarti per la tua razza, per il modo in cui esprimi il tuo genere, o per la tua sessualità, perché prima di tutto tu sei”.

pubblicità