×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Birmania, Yangon, agosto 2016. Banane, 1.030 kyat birmani (0,80 euro). (Chow e Lin)
Laos, Vientiane, maggio 2015. Suyo long (cetrioli), 6.400 kip (0,73 euro). (Chow e Lin)
Cambogia, Phnom Penh, maggio 2015. Fiori di banano 3.871 riel cambogiani (0,90 euro). (Chow e Lin)
Grecia, Tessalonica, settembre 2018. Melagrane, 4,02 euro. (Chow e Lin)
Mauritius, Port Louis, settembre 2011. Pesce, 4.37 rupie mauriziane (3,08 euro). (Chow e Lin)
Norvegia, Oslo, ottobre 2014. Tuberi, 65 corone (7,95 euro). (Chow e Lin)
Brunei, Bandar Seri Begawan, maggio 2015. Kuih cincin (snack fritti con estratto di olio di palma rosso), 0,93 dollari del Brunei (0,62 euro). (Chow e Lin)
Paesi Bassi, Amsterdam, aprile 2013. Cavoli cappuccio a punta, 4,83 euro. (Chow e Lin)
Taiwan, Taipei, agosto 2011. Carne di maiale, 56,96 dollari taiwanesi (1,39 euro). (Chow e Lin)
Francia, Parigi, settembre 2015. Croissants, 5,99 euro. (Chow e Lin)
Regno Unito, Londra, dicembre 2013. Formaggi, 5,85 sterline (7,01 euro). (Chow e Lin)
Stati Uniti, New York, ottobre 2011. Pizza, 4,91 dollari (3,60 euro). (Chow e Lin)

Nel piatto dei più poveri

Cosa significa essere poveri? Così poveri da non riuscire a procurarsi da mangiare? Il progetto The poverty line cerca di rispondere a queste domande mostrando cosa si può comprare in diversi paesi del mondo con un reddito quotidiano che si trova sulla soglia di povertà.

Il progetto è nato in Cina nel 2010 dalla collaborazione tra il fotografo Stefen Chow e la moglie, l’economista Hui-Yi Lin. Da allora hanno percorso più di 150mila chilometri attraverso 36 paesi o territori per fotografare decine di alimenti acquistabili con una cifra quotidiana pro capite basata sulla definizione di soglia di povertà di ogni paese e sulle statistiche nazionali ufficiali.

Dove possibile, Chow e Lin hanno scelto cibi locali, comprati nei mercati e fotografati su fogli di giornali del posto acquistati il giorno dello scatto. Non si sono concentrati sugli alimenti di base, hanno fotografato di tutto: carne, verdure, cereali, legumi, dolci e anche snack. Alcuni economisti hanno infatti osservato che chi è povero, così come chi è ricco, non si preoccupa solo della quantità, ma anche della varietà dei cibi. E se ha pochi soldi in più a disposizione qualche volta è anche disposto a spenderli per un pezzo di pancetta o per dei dolci.

The poverty line ha vinto numerosi premi, è stato esposto in tutto il mondo ed è stato usato dalla Banca mondiale come riferimento visivo del concetto di povertà. Ora è diventato un libro, pubblicato da Lars Müller Publishers.

Nelle didascalie delle foto, i tassi di cambio si riferiscono al momento della data dello scatto.

Questo progetto è stato pubblicato su Internazionale extra Menu, nell’aprile del 2019.

pubblicità