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The studio. (Tara L. C. Sood)
The studio. (Tara L. C. Sood)
The studio. (Tara L. C. Sood)
Trajectories. (Beatriz De Souza Lima)
(Beatriz De Souza Lima)
(Beatriz De Souza Lima)
Octopus’s diary. (Matylda Niżegorodcew)
Octopus’s diary. (Matylda Niżegorodcew)
Octopus’s diary. (Matylda Niżegorodcew)

Guardare oltre

Closer è il tema scelto dagli organizzatori del PhMuseum days, il festival di fotografia bolognese che dal 2021 riunisce una selezione di autrici e autori capaci di interpretare la contemporaneità senza temere le contaminazioni, tra la fotografia e altri linguaggi, artistici e tecnologici.

Essere più vicini a quello che si guarda è un requisito fondamentale per chi sceglie la pratica fotografica. La selezione dei lavori scelti mette in evidenza un’attenzione non solo ad avvicinarsi ma soprattutto a riflettere su cosa succede quando ci si concentra sui dettagli, mettendo da parte la visione totale a favore di un’interpretazione e di una rielaborazione personale.

Tra i lavori in mostra c’è The studio, della fotografa e regista francoindiana Tara L.C. Sood, che rimette in scena un passato che non esiste più. Il suo progetto ci racconta di un tempo in cui le macchine fotografiche non erano alla portata di tutti e in ogni villaggio indiano si poteva contare su uno studio in cui farsi scattare una foto. Erano momenti rari e speciali, per alcuni succedeva una volta nella vita, e diventavano così l’occasione per esibirsi con i vestiti migliori o anche travestirsi in maniera spettacolare, per provare a essere qualcun altro nel tempo di una posa. Con The studio, lo sguardo ravvicinato di Sood è rivolto al passato, per raccontare e rendere omaggio a una tradizione scomparsa e anche al potere delle immagini di costruire mondi immortali.

Trajectories di Beatriz de Souza Lima, artista brasiliana che vive ad Arles, in Francia, mette in relazione luoghi apparentemente molto diversi tra loro. Nel tragitto che deve percorrere spesso per andare in ospedale, de Souza Lima attraversa un giardino botanico rigoglioso, popolato da piante tropicali imponenti come la Monstera deliciosa, che le ricorda la sua casa natale in Brasile. Si potrebbe pensare che passare da un posto del genere a un ospedale sia straniante, ma giorno dopo giorno, osservando meglio, le piante da interni e i decori vegetali finti che si intersecano ai cavi, agli impianti e agli arredi diventano una specie di specchio del giardino. L’ambiente naturale e quello artificiale stabiliscono un legame, un ecosistema dalla bellezza inaspettata.

In Octopus’s diary la giovane fotografa polacca Matylda Niżegorodcew non solo è affascinata dalle vite degli altri, ma decide di viverle. Partendo dalla domanda “Cosa succederebbe se..?” vorrebbe esplorare le infinite possibilità racchiuse in ogni esistenza, a seconda delle scelte che si compiono ogni giorno. Non potendo realizzare questa sua ossessione decide di fare un esperimento: vivere la vita di qualcun altro per 48 ore. Trova quattro collaboratori disposti a farla entrare nella loro quotidianità e con ognuno di loro trascorre due giorni senza filtri, con i loro vestiti, nel loro letto. Cerca di diventare l’aria che respirano per provare a essere davvero qualcun altro.

PhMuseum days si svolge dal 12 al 15 settembre. La maggior parte delle mostre sarà allestita nello Spazio bianco di DumBO, un’ex area industriale, ma ci saranno installazioni ed eventi anche all’Archiginnasio, al PhMuseum lab in via Paolo Fabbri e in via dell’Abbadia con il collettivo Cheap.

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