Ospiti? Quali ospiti? È domenica mattina e Carla Gödel, con ai piedi gli stivali di gomma ricoperti di fango, si trova in quello che fino a giovedì era il negozio di alimentari di Schuld, un paesino sull’altopiano dell’Eifel, nell’ovest della Germania, tra i land della Renania-Palatinato e del Nordreno-Vestfalia. Del negozio non è rimasto praticamente nulla. L’esondazione del fiume Ahr ha infranto le vetrine, scaraventato la cassa sul davanzale della finestra e trascinato per strada i prodotti che erano sugli scaffali.
Gödel, che ha 62 anni, vive a Colonia e senza pensarci troppo ha deciso di venire a dare una mano. Da quando è arrivata è tagliata fuori dal mondo esterno, perché in seguito alla catastrofica alluvione che ha colpito la valle dell’Ahr la rete di telefonia mobile è saltata, come anche i collegamenti internet e la rete elettrica. Da queste parti, quindi, la notizia della visita della cancelliera Angela Merkel, dell’Unione cristianodemocratica, e di Malu Dreyer, governatrice socialdemocratica della Renania-Palatinato, annunciato per domenica, non è ancora arrivata a tutti. E comunque al momento la gente ha ben altre preoccupazioni. “Be’, visto che siamo in campagna elettorale devono farsi vedere”, commenta Gödel entrando in una trattoria dove, fino a poco tempo fa, il menù del giorno costava appena 5,90 euro. Un uomo sta spalando fango che getta fuori dalla finestra.

Quando la cancelliera e la governatrice raggiungono il paese, il corteo di Audi che le accompagna alza un gran polverone. Schuld è un paese pittoresco, in una valle verdeggiante, circondato da boschi e lambito dal fiume Ahr, il cui corso disegna una curva attorno al paese. Il 15 luglio però l’Ahr, in piena, ha deciso di prendere una scorciatoia e ha attraversato il paese. Ha sommerso ponti, inghiottito case e distrutto strade.
Nonostante gli avvertimenti, molti sono stati colti di sorpresa dalla piena. Forse nessuno poteva immaginarne la portata. Ali Topalca gestisce una pizzeria in paese. O almeno la gestiva. “Non è rimasto niente”, dice. Lui e la sua famiglia hanno passato la notte al primo piano, in preda alla paura: non hanno avuto il coraggio di salire più in alto, perché temevano che la pioggia potesse sfondare il tetto. “Dalla finestra si poteva toccare l’acqua”. E vedere le case dei vicini trascinate via. La famiglia è stata soccorsa solo il giorno dopo, con una lunga scala. “Ma in qualche modo bisognerà andare avanti”, dice Topalca. “Noi non ce ne andremo.”
State attenti!
Il panorama che si vede dalla parte alta del paese, non colpita dagli allagamenti, è apocalittico. I luoghi dove prima sorgevano le case, la notte del 15 luglio sono finiti sotto metri e metri d’acqua. La Technisches Hilfswerk, la protezione civile tedesca, sta costruendo un impianto di depurazione delle acque. Tra le macerie si vedono tende, scavatrici e mezzi dei pompieri, mentre più in là sono parcheggiati i carri armati dell’esercito e in cielo ronzano due elicotteri. C’è odore di fango e dei gas di scarico di generatori e macchine da cantiere.
Armati di pale, soccorritori, residenti e vicini si aggirano per le strade ricoperte di melma marrone. Ovunque ci sono macerie, alberi sradicati, rottami, automobili capovolte. Un parco giochi sulla riva del fiume è ridotto a un groviglio di metallo colorato. Alcune case sembrano carcasse svuotate; di altre sono rimaste solo le fondamenta.
Dreyer e Merkel arrivano a Schuld verso mezzogiorno e si fermano a osservare il paese da questa posizione rialzata. Più tardi, la cancelliera dirà di essere venuta per vedere di persona la realtà e non limitarsi alle “immagini spettrali” mostrate dai mezzi d’informazione, che sembravano quasi surreali. Porta robuste scarpe da trekking e percorre il paese a piedi, circondata dagli uomini della sicurezza, e seguita da poliziotti, soldati e giornalisti. La delegazione si fa strada e comincia a scendere verso la parte bassa del paese, attraversando l’unico ponte che ha retto alla piena. Merkel parla con le vittime e i soccorritori, promettendo aiuti: il governo approverà d’urgenza lo stanziamento di un pacchetto di fondi, stabilirà obiettivi a medio termine e un piano per il ripristino delle infrastrutture. Merkel ringrazia un gruppo di pompieri e soldati per il loro lavoro, e salutandoli aggiunge quasi sottovoce: “Mi raccomando state attenti!”.
Dreyer e Merkel sembrano colpite dalla portata della catastrofe. Lontane dal loro vasto entourage sono piuttosto reticenti. Anche se qui a Schuld le polemiche suscitate dalla visita alle zone alluvionate di Armin Laschet (leader dell’Unione cristianodemocratica e governatore del Nordreno-Vestfalia, che è stato ripreso mentre rideva sui luoghi dell’alluvione) non hanno avuto una grande eco, nessuno vuole rischiare di essere d’intralcio. Ma non sempre è possibile.

L’impegno dei volontari
In paese la gente ha opinioni contrastanti sulla visita della cancelliera. “Avrei preferito le scavatrici”, dice un uomo venuto ad aiutare un collega. Secondo Pascal Hockertz, invece, Merkel ha fatto bene a venire. Cappellino da baseball in testa e stivali di gomma ai piedi, Hockertz è cresciuto a Schuld e, mentre Merkel attraversa il paese, è immerso nel fango. “Lei non sta mica facendo campagna elettorale,” osserva. “Anche se secondo me avrebbe fatto bene a ricandidarsi”, aggiunge.
Il paese ha urgente bisogno di soccorritori e attrezzature; a lungo termine, invece, servono soldi. Qui molti non hanno più nulla. E non bisogna dimenticare le altre località colpite dalle alluvioni ma che non sono sotto i riflettori.
A Schuld non tutti apprezzano l’attenzione dei mezzi d’informazione. “Prima l’alluvione, adesso la cancelliera e tutti i giornalisti”, si lamenta un abitante sui 55 anni. Finché Merkel non se ne andrà, dice, rimarrà tutto fermo. Altri invece apprezzano la grande empatia generata dall’attenzione mediatica.
Molte soccorritrici e molti soccorritori sono venuti a dare una mano di loro iniziativa. Nel centro giovanile vicino alla chiesa si accumulano le donazioni. La piazza, nella parte alta del paese, è diventata un magazzino improvvisato. Ci sono brandine, scatolette di spaghetti alla bolognese e soprattutto bottigliette d’acqua. Lisa Caspari, trent’anni, vive in un paese poco distante. Di mestiere produce scarpe ortopediche, ma adesso ha una pala in mano; si ferma un attimo a riprendere fiato davanti al centro giovanile. È arrivata il 15 luglio, racconta. Da allora si dà da fare assieme a tanti altri volontari: vanno di casa in casa a chiedere come possono rendersi utili. E quasi ovunque serve una mano. “C’è una grande coesione sociale”, dice Caspari. Deve ancora parlare con il suo capo per capire se lunedì tornerà al lavoro o se invece rimarrà qui a dare una mano. Sta pensando di rinunciare alle ferie.
La solidarietà è importante anche per Janine Hoffmann. Vive a Schuld, ma a differenza di molti suoi amici non è stata colpita direttamente dall’alluvione. Insieme ad altre persone del posto si occupa di raccogliere fondi su un apposito conto. Ciascuno contribuisce con quello che può. Poi individuano gli abitanti che non erano assicurati e distribuiscono le donazioni raccolte. “In questo modo i soldi vanno solo a chi ne ha davvero bisogno”.
◆ Tra il 12 e il 15 luglio 2021 ampie zone dell’Europa centrale e occidentale sono state colpite da piogge torrenziali. Le aree maggiormente investite dal passaggio della tempesta, chiamata Bernd, sono state la Germania occidentale (in particolare i land Nordreno-Vestfalia e Renania-Palatinato), il Belgio, i Paesi Bassi e il Lussemburgo. La tempesta ha distrutto case, strade e infrastrutture. In Germania le vittime sono state 171, in Belgio almeno 31. I dispersi sono ancora decine.
◆La catastrofe ha innescato una riflessione pubblica sulle conseguenze del riscaldamento globale, tra le cause delle piogge sempre più intense, e influenzerà inevitabilmente la campagna elettorale per le elezioni tedesche, in programma il prossimo settembre. “Per il leader dell’Unione cristianodemocratica Armin Laschet”, scrive il quotidiano svizzero Le Temps, “la tragedia dei giorni scorsi è un pessimo segnale. Sui temi ambientali il candidato alla successione della cancelliera Angela Merkel è in grande difficoltà. Laschet dice di voler governare la Germania come ha fatto con il land del Nordreno-Vestfalia, dove ha messo infiniti ostacoli alla realizzazione delle pale eoliche. Inoltre continua a sostenere l’uso del carbone fino al 2038, e ha definito ‘prematuro’ il piano dell’Unione europea per la neutralità climatica. La sua politica sul clima è vaga e poco ambiziosa. Se davvero Laschet vuole prendere il posto di Merkel il prossimo autunno, dovrà rivedere il suo programma”.
Ma Hoffmann è preoccupata anche per il futuro della regione. “La valle dell’Ahr non tornerà più come prima”, dice. Era una zona molto frequentata dai turisti. “Ma ora chi vorrà venire da noi?”. Anche gli altri abitanti s’interrogano sulle future conseguenze del cambiamento climatico e si chiedono se sarà possibile proteggere il paese dalle prossime inondazioni.
Dopo la visita a Schuld Angela Merkel parla con i giornalisti nella vicina Adenau: “Abbiamo visto con quanta violenza può agire la natura. Ci opporremo alla sua forza distruttrice, nel breve, ma anche nel medio e nel lungo periodo”. La politica “deve tenere in considerazione la natura e il clima più di quanto non abbia fatto negli ultimi anni”.
“Ci vorrà tempo prima che la gente possa tornare a dire: ecco casa mia, la riconosco di nuovo”, aggiunge la governatrice Malu Dreyer. La cosa più urgente è trovare i dispersi. A Schuld ci sono persone che non sono ancora riuscite a mettersi in contatto con i parenti che vivono altrove. Ma nel paese, come per miracolo, non ci sono stati morti. Lo conferma un portavoce dei vigili del fuoco locali. In Renania-Palatinato le vittime sono almeno 117.
Ripartiti gli ospiti di riguardo, a Schuld riprendono i lavori per rimuovere le macerie. Gli abitanti e i soccorritori non possono ancora permettersi pause. ◆ sk
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Questo articolo è uscito sul numero 1419 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati