Nel romanzo d’esordio di Bonnie Garmus ci trasferiamo negli anni sessanta per conoscere Elizabeth Zott, una scienziata con le idee chiare, divertente e intelligente. Peccato che Elizabeth senza troppe cerimonie e senza pietà sia stata emarginata dai suoi colleghi maschi, gente che farebbe sembrare Don Draper un ragazzo moderno e sensibile. Al centro della storia ci sono il modo in cui è stata letteralmente derubata di un dottorato di ricerca e la perdita dell’amore della sua vita, Calvin, scienziato anche lui, appassionato vogatore, padre di sua figlia Madeline. Ma il femminismo è il vero catalizzatore, con l’effetto effervescente dell’acido cloridrico sul calcare. Elizabeth non ha grinta. Ha coraggio. E non è un’imprenditrice. È una pioniera e un’esperta di abiogenesi, ovvero il processo per cui si genera la vita da materia non vivente. E così quando abboccherà a un tranello e si troverà a condurre una trasmissione di cucina, non farà buon viso a cattivo gioco, ma si farà strada a modo suo in un ruolo che non le si addice. Uno sguardo serio alle frustrazioni di un’intera generazione, condito con divertimento e spensieratezza.
Elisabeth Egan, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1459 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati