Alle recenti Olimpiadi di Tokyo nella finale dei cento metri stile libero femminili, vinta con il tempo di 51,96 secondi, lo scarto tra la prima e la quarta classificata era di appena 63 centesimi. Non stupisce quindi che le atlete facciano tutto il possibile per migliorare anche solo di pochi centesimi, affidandosi ad allenatori, nutrizionisti e psicologi dello sport. Da qualche tempo, alcune stanno sperimentando un nuovo metodo che prevede la consulenza di esperte di ciclo mestruale.

I dati relativi agli effetti delle mestruazioni sulle prestazioni sportive scarseggiano, ma da quattro studi condotti nel 2020 su più di 250 atlete di varie discipline è emerso che per più della metà le fasi del ciclo influiscono sul risultato. Molte, infatti, non stanno bene nelle settimane precedenti e durante le mestruazioni. Campionesse del calibro della nuotatrice cinese Fu Yuanhui ne hanno parlato apertamente. Anche gli eventuali rischi per la salute sono poco studiati. Fa eccezione la lesione del legamento crociato anteriore del ginocchio, più frequente nelle donne: secondo alcuni studi, il livello di rischio più alto è legato alle mestruazioni.

chiara dattola

Considerando i notevoli effetti fisiologici del ciclo, la scarsa attenzione per le ricadute che hanno sullo sport stupisce un po’. Le conseguenze della complessa interazione di estrogeni e progesterone, i principali ormoni regolatori, vanno ben oltre le funzioni riproduttive. Una delle cause del poco interesse è proprio questa complessità, soprattutto se paragonata alla stabilità ormonale maschile, ma influisce anche il fatto che lo sport è studiato soprattutto da uomini e che quello maschile è più ricco e seguito.

Gli estrogeni sono anabolici, cioè favoriscono la crescita della massa muscolare, mentre il progesterone è catabolico e contribuisce alla sua perdita. All’inizio del ciclo le cellule metabolizzano i carboidrati, mentre più avanti passano ai grassi. Durante la fase luteale che segue l’ovulazione, quando il livello di entrambi gli ormoni è alto, il corpo è meno resistente allo stress e più esposto alle infiammazioni. In quei giorni aumentano l’appetito, la temperatura corporea, il battito cardiaco a riposo e lo sforzo respiratorio. La ritenzione di acqua e sale causa inoltre un aumento di peso, e si riduce la tolleranza al calore. Ne risentono anche l’umore e lo stato emotivo. Ovviamente non è un problema da poco, ed è qui che entrano in gioco le esperte di ciclo mestruale.

Carichi pesanti

È possibile modificare i ritmi d’allenamento regolando l’intensità, la quantità e il tipo di esercizio in base alla fase del ciclo in cui si trova l’atleta. Stacy Sims, ricercatrice della Auckland university of technology, in Nuova Zelanda, consiglia di aumentare l’intensità nella fase follicolare, quando il livello degli ormoni è basso e il corpo è capace di sopportare carichi pesanti. Nella fase luteale, quando invece il corpo si adatta meno allo stress, è preferibile un allenamento aerobico stazionario, in modo da favorire il recupero. Secondo Sims, l’alternanza permette alle donne di allenarsi in modo più efficiente.

Non è detto però che questo metodo vada bene per tutte. Secondo Kirsty Elliott-Sale della Manchester metropolitan university, nel Regno Unito, non ci sono prove scientifiche chiare che lo sostengono. Elliott-Sale pensa sia meglio un approccio personalizzato, che tenga conto della specificità individuale.

Un ciclo regolare può durare tra i 21 e i 40 giorni, e il comportamento degli ormoni – la velocità con cui cambiano le concentrazioni e quando e come raggiungono il picco – può variare molto. Tra l’altro, ogni donna ha una diversa sensibilità ai cambiamenti ormonali: alcune non hanno sintomi, mentre altre soffrono di crampi, gonfiore, emicrania e depressione.

Lo studio dei legami tra sport e ciclo mestruale è agli albori, ma in un’epoca in cui lo sport femminile si contende le luci della ribalta con quello maschile, e il giro d’affari cresce, sono sempre di più le atlete che si rivolgono alle esperte. Superata l’idea che gli uomini siano la norma, e le donne l’anomalia, le scienze motorie femminili sembrano un settore di ricerca promettente. ◆ sdf

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Questo articolo è uscito sul numero 1474 di Internazionale, a pagina 105. Compra questo numero | Abbonati