La guerra in Ucraina sta cambiando: non è più un conflitto in cui le infrastrutture civili sono vittime accidentali, come ha cercato di sostenere la Russia. Ora è una guerra contro i civili, trasformati in bersagli per vendicare le sconfitte subite sul campo di battaglia. Nel caso di Cherson, che prima di essere liberata era stata annessa dalla Russia, è una guerra contro quelli che Mosca considera suoi cittadini.
Lo scopo della pioggia di missili che ha lasciato l’80 per cento del paese senza corrente elettrica né acqua è precisamente colpire la popolazione civile e le infrastrutture essenziali, che sono protette dalla convenzione di Ginevra. Anche gli attacchi contro le centrali nucleari, che hanno dovuto essere staccate dalla rete, rappresentano quasi certamente una violazione di quelle norme.
A questa lista di crimini di guerra bisogna aggiungere anche le prove raccolte nelle fosse comuni e nei territori liberati, dove sono stati compiuti massacri, mutilazioni, stupri, saccheggi e rapimenti di civili. Fin dal primo giorno dell’invasione queste azioni sono state il tratto distintivo di un esercito indisciplinato composto da soldati poco addestrati e mercenari.
Dopo nove mesi di guerra, mentre le temperature scendono sotto zero, l’Ucraina deve affrontare nuovi nemici: l’oscurità, il freddo, la mancanza di acqua corrente. Ma la rapidità con cui sono riparate le strutture danneggiate e la determinazione degli ucraini fanno pensare che la guerra ai civili non raggiungerà il suo obiettivo.
Mettere la Russia davanti alle sue responsabilità sarà comunque difficile. Mosca conserva il diritto di veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, quindi l’idea di creare un tribunale internazionale sull’Ucraina difficilmente potrà concretizzarsi. I tribunali ucraini hanno già processato tre prigionieri russi, ma non otterranno nessuna collaborazione da Mosca nei 2.500 processi per crimini di guerra che il procuratore capo sta preparando.
La Corte penale internazionale (Icc) ha inviato una squadra d’investigatori in Ucraina per raccogliere prove. Ma anche in questo caso celebrare i processi sarà complicato senza l’assenso della Russia, che non fa parte dello Statuto di Roma, il fondamento legale dell’Icc. Per un membro permanente del Consiglio di sicurezza, l’impunità è la regola. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1489 di Internazionale, a pagina 19. Compra questo numero | Abbonati