◆ Quest’immagine, scattata da un astronauta a bordo della Stazione spaziale internazionale, mostra il vulcano Villarrica, in Cile (l’immagine in basso è un ingrandimento). Dal cratere s’intravede una fuoriuscita di gas e vapore, dovuta a una serie di esplosioni minori cominciate nell’ottobre 2022.
Nelle immagini si vede anche una striscia di cenere sul fianco orientale innevato.
Il vulcano, che si trova nelle Ande meridionali, è uno dei più attivi del Sudamerica. Nell’autunno scorso un aumento dell’attività sismica e delle emissioni di anidride solforosa ha spinto le autorità ad alzare il livello d’allerta da verde a giallo. A gennaio l’ente cileno che si occupa di geologia e attività d’estrazione, il Sernageomin, ha documentato alcune esplosioni stromboliane, con proiezione di rocce incandescenti fino a cento metri d’altezza. Le eruzioni di tipo stromboliano, che prendono il nome dal vulcano italiano Stromboli, sono d’intensità relativamente bassa ma caratterizzate dall’espulsione di scorie incandescenti, lapilli e bombe di lava a decine o centinaia di metri d’altezza. L’attività stromboliana è comune nel caso del Villarrica. “Le eruzioni di questo tipo sono brevi e durano pochi minuti”, spiega Francisco Delgado, vulcanologo dell’università del Cile. “Si verificano quando una grande bolla di vapore acqueo frammenta la lava. Poi i frammenti esplodono e si solidificano come piroclasti”.
Il Villarrica, uno dei vulcani più pericolosi delle Ande meridionali, erutta di solito ogni tre-sei anni. L’ultima grande eruzione risale al 3 marzo 2015, quando migliaia di persone furono costrette a lasciare le loro case.–Emily Cassidy (Nasa)
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Questo articolo è uscito sul numero 1500 di Internazionale, a pagina 107. Compra questo numero | Abbonati