Il turismo ha divorato
il lago di Como

◆ Ho 22 anni e vivo a Cernobbio con la mia famiglia. Ho apprezzato molto l’articolo di Luigi Mastrodonato (internazionale.it) perché la situazione del lago di Como è complessa ma non tutti sembrano rendersene conto. Già nelle belle giornate di maggio muoversi in macchina è stato insostenibile. Uscire in barca durante il fine settimana non è più possibile perché l’altissimo numero di taxi boat ha reso la situazione snervante. A Villa Olmo i turisti hanno cominciato a piantare ombrelloni e fare banchetti. Le spiagge sono prese d’assalto. Il nostro territorio è molto fragile e non riesce a sostenere tutto questo.
Martina Dubini

◆ I problemi segnalati nell’articolo si sommano a quelli dei lavoratori stagionali negli alberghi e nella ristorazione. Gli orari sono folli, spesso lo straordinario non è retribuito, nel pieno della stagione non ci sono pause e si lavora sette giorni su sette. Ci sono sempre meno lavoratrici e lavoratori locali, perché il costo delle abitazioni è proibitivo e perché la vicina Svizzera attrae lavoratori. Il turismo di lusso fa sì che il territorio si modelli a sua immagine, svuotandosi di attività ricreative. È evidente che il territorio sia destinato a svuotarsi rischiando anche lo scoppio della bolla turistica. Come è scritto nell’articolo, le case vacanza stanno soppiantando quelle a disposizione dei cittadini, con conseguente aumento dei prezzi. Per i giovani che vogliono andare a vivere da soli la strada si fa sempre più difficile.
Fabrizio Cavalli, segretario Filcams Cgil Como

◆ Non mi trovo per nulla d’accordo con la parte finale dell’articolo in cui si scrive che il sindaco non pensa a nulla di importante. Erano anni che Como non aveva una persona come l’attuale sindaco. Ha fatto più lui in due anni che gli altri in venti!
Lettera firmata

Quando l’amiciziaè il legame più profondo

◆ Ho letto l’articolo sulla convivenza tra amici (Internazionale 1565). Vivo con il mio migliore amico, che è malato. Lui ha aiutato me undici anni fa, ora io aiuto lui. Ci diamo una mano ed è fantastico, anche perché la famiglia si è allargata e vivono con noi anche il mio ragazzo e altri amici, che per me sono la vera e unica famiglia. Sono come fratelli e facciamo anche le vacanze insieme. Per molte persone è strano. Credo che in fondo ci sia incredulità (e ignoranza) di fronte a forme di amore “altre”, che non sono contemplate nella nostra società. Molti non sanno cosa significhi prendersi cura di un’altra persona, magari perché non hanno amici o perché sono incastrati in rigidi rapporti a due o con famiglie d’origine dove manca libertà di espressione.
Alessia Tontini

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Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 18. Compra questo numero | Abbonati