Per tastare il polso della letteratura femminile francofona è d’obbligo una sortita in Belgio per apprezzare la cadenza violenta, il rimbombo sordo, i ritmi irregolari che caratterizzano i libri di Caroline de Mulder, Charlotte Bourlard e dell’ultima arrivata, Rachel M. Cholz. Nata nel 1991, video­maker e scenografa attiva tra Svizzera e Belgio, si è presentata sulla scena letteraria senza preavviso con il romanzo Pipeline, un oleodotto dove scorre non solo preziosissimo petrolio, ma anche sangue, sudore e lacrime dell’anonima protagonista. Nel giro di pochi giorni, in Europa, il prezzo del carburante schizza verso l’alto. Le automobili e soprattutto le autocisterne diventano casseforti semoventi. La protagonista e la sua compagna Alix trovano una condotta e cominciano a rubare e a trafficare nafta. Le cose non fileranno lisce, aspettatevi tradimenti e disgrazie, come nel finale di Vite vendute di Georges Arnaud (qualcuno ricorderà almeno il film di Henri-Georges Clouzot del 1953) di cui Pipeline si può considerare un remake urbano, punk e dissennato.
Le Monde

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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati