Aleksey Nikolskyi, Sputnik/Reuters/Contrasto

La Corte penale internazionale ha emesso il 24 giugno due mandati di arresto nei confronti di alti funzionari russi: il capo di stato maggiore Valerij Gerasimov e l’ex ministro della difesa Sergej Šojgu ( nella foto ). L’accusa è di crimini di guerra per aver ordinato attacchi contro strutture civili e per aver causato eccessivi danni accidentali, nonché di crimini contro l’umanità per “atti inumani” in Ucraina. Secondo il consiglio di sicurezza russo i due mandati fanno “parte della guerra ibrida dell’occidente contro la Russia”, e sono “privi di valore”, scrive Novaja Gazeta. Sempre il 24 giugno il Cremlino ha minacciato rappresaglie contro gli Stati Uniti dopo la morte di due bambini russi in un attacco lanciato da Kiev contro la Crimea, la penisola ucraina annessa dalla Russia nel 2014. Mosca sostiene che siano stati usati missili statunitensi e quindi che Wash­ington ormai partecipi al conflitto. “Il coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, che si traduce nella morte di cittadini russi, avrà delle conseguenze”, ha affermato Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino. Secondo Mosca, gli attacchi con missili Atacms richiedono tecnologie e dati messi a disposizione dai servizi di sicurezza di Washington. Il ministero degli esteri russo ha convocato l’ambasciatrice statunitense Lynne Tracy.

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati