Ventitré operai sono morti in un incendio devastante scoppiato il 24 giugno in una fabbrica di batterie al litio della Aricell a Hwaseong, a sud di Seoul. “Si tratta di uno dei peggiori incidenti industriali nella storia del paese”, scrive il Korea Times. “E il fatto che 18 delle vittime fossero straniere sottolinea le dure condizioni di lavoro e lo sfruttamento a cui sono sottoposti gli immigrati”. Udaya Rai, ex operaio nepalese che guida il sindacato degli immigrati in Corea del Sud, spiega che i datori di lavoro spesso non offrono alla manodopera straniera i corsi obbligatori sulla sicurezza, usando come scusa la barriera linguistica. È probabile che gli operai non si siano allontanati appena scoppiato l’incendio, come prevedono le indicazioni sulla sicurezza. Secondo i dati del governo, oggi 900mila immigrati, soprattutto persone dal Sudest asiatico e cinesi di origine coreana, sono impiegati in vari settori, in particolare agricoltura, manifattura, edilizia e pesca, svolgendo lavori sottopagati. La maggior parte delle vittime avevano contratti temporanei stipulati tramite subappaltatori. A causa della mancanza di regole e controlli, gli stranieri sono più esposti agli incidenti sul lavoro rispetto ai loro colleghi coreani, con un tasso di 1,39 persone su diecimila contro 0,07 su diecimila.
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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 31. Compra questo numero | Abbonati