Fabrizio Bensch, Reuters/Contrasto

Il Partito socialdemocratico (Spd) ha battuto di stretta misura l’estrema destra nelle elezioni regionali del 22 settembre nel Brandeburgo, il land che circonda Berlino, nell’est del paese. L’Spd ha ottenuto quasi il 31 per cento dei voti, contro il 29,4 per cento di Alternative für Deutschland (Afd, estrema destra). “Scholz non ha però avuto alcun ruolo in questo miracolo”, scrive Der Spiegel. Il merito, secondo il settimanale tedesco, è esclusivamente del popolarissimo Dietmar Woidke (a destra nella foto, con Lars Klingbeil, co-leader dell’Spd), capo del governo regionale dal 2013. Si conferma comunque la crescita dell’Afd, che nel 2019 aveva ottenuto il 23,5 per cento dei voti. “Solo riunendo tutte le sue forze, l’Spd è riuscita a relegare l’Afd al secondo posto. Se si aggiungono i voti che l’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw, sinistra radicale populista) si è assicurata partendo da zero, quasi il 45 per cento dell’elettorato del Brandeburgo ha votato per partiti estremisti”, nota il quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung. “Queste elezioni – insieme a quelle del 1 settembre in Sassonia e Turingia – sono un importante banco di prova per valutare l’umore del paese, che nel 2025 dovrà eleggere un nuovo parlamento. Ci sono già segnali di uno spostamento a destra dell’elettorato soprattutto in tema di politiche migratorie e climatiche, che solo pochi anni fa avevano un ruolo centrale, mentre ora sono quasi del tutto scomparse dal dibattito pubblico. I prossimi dodici mesi saranno un periodo di grandi cambiamenti”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 34. Compra questo numero | Abbonati