◆ In questa immagine scattata dal satellite Landsat 8, il monte Taranaki spicca tra i pascoli dell’Isola del Nord, in Nuova Zelanda. Nel 1881 il territorio compreso in un raggio di 9,6 chilometri dalla vetta è stato dichiarato riserva naturale, e nel 1900, con alcune aggiunte, è diventato il secondo parco nazionale del paese.
Con i suoi 2.518 metri, il Taranaki è la seconda cima più alta dell’isola. A nordovest della sommità si trovano due vulcani più antichi, il Kaitake e il Pouakai. Le pendici del Taranaki sono coperte da foreste di rimu e kamahi, alberi sempreverdi nativi della Nuova Zelanda, che alle quote più elevate cedono il posto a fasce di vegetazione subalpina e alpina.
Nonostante il suo aspetto regolare, il Taranaki ha avuto una storia travagliata. Secondo una stima l’edificio vulcanico è crollato e si è ricostituito 16 volte. Le pendici ripide e l’alto tasso di precipitazioni contribuiscono al rischio di smottamenti. L’ultima eruzione è avvenuta più di due secoli fa. Secondo gli scienziati la probabilità che erutti nei prossimi cinquant’anni oscilla tra il 30 e il 50 per cento.
Il Taranaki è diventato un simbolo della Nuova Zelanda, raffigurato sui francobolli e sulle banconote. Nel 2017, in virtù della sua importanza per la cultura indigena, gli è stata attribuita una personalità giuridica, in base alla quale i crimini contro il Taranaki sono equiparati a quelli contro il popolo maori.–Nasa
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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 113. Compra questo numero | Abbonati