Nella settimana dell’assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, sui giornali africani si torna a discutere di come assicurare una voce all’Africa nel Consiglio di sicurezza, nel quadro di una riforma più generale dell’organizzazione. L’ultima proposta presentata dagli Stati Uniti il 13 settembre prevederebbe l’istituzione di due nuovi seggi permanenti per i paesi africani, ma senza diritto di veto. Sul sito The Conversation la studiosa dell’Università di Pretoria, in Sudafrica, Sithembile Mbete scrive che “la riforma del Consiglio di sicurezza è necessaria da tempo, perché riflette ancora gli equilibri di potere della fine della seconda guerra mondiale”. Allo stesso tempo, l’organo più potente dell’Onu “deve fare i conti con una crisi di credibilità, visto che non è stato capace di affrontare i più grandi conflitti di oggi”. Assegnare due seggi all’Africa , sostiene Mbete, sarebbe un modo per correggere un’“ingiustizia della storia”. Su New African Onyekachi Wambu si chiede quali paesi meritano di occuparli: “Chi ha abbastanza potere economico e militare per rappresentare tutto il continente? Egitto, Nigeria, Sudafrica, Etiopia? I governi africani dovrebbero mettersi d’accordo su alcune posizioni di principio e sugli interessi da tutelare. E forse mandare al Consiglio di sicurezza un rappresentante dell’Unione africana”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1582 di Internazionale, a pagina 30. Compra questo numero | Abbonati