“Chi governa davvero il Senegal? Il presidente Bassirou Diomaye Faye, un politico quasi sconosciuto eletto a marzo con il 54 per cento dei voti, o Ousmane Sonko, il candidato che Diomaye Faye aveva sostituito e che poi ha nominato primo ministro?”, si chiede Jeune Afrique. Il mensile panafricano dà voce alle critiche dell’opposizione senegalese, secondo cui il paese – una repubblica presidenziale – si trova in una situazione inedita, con un premier molto carismatico e un presidente che sembra svolgere un ruolo quasi solo rappresentativo. In realtà, nota il giornale, il rapporto tra i due è più paritario di quanto appaia: per esempio, rispetto al bellicoso Sonko, Diomaye Faye è un “volto più rassicurante” per i partner stranieri, Francia compresa. Il Senegal intanto si prepara alle legislative anticipate del 17 novembre. Il 14 ottobre il governo ha presentato l’ambizioso piano “Sénégal 50” di riforma dell’economia. L’obiettivo, scrive Rfi, è “aumentare il reddito pro capite del 50 per cento in cinque anni e allungare di tre anni la speranza di vita, riducendo allo stesso tempo il deficit e il debito pubblico”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1585 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati