Donald Trump, insieme a Grover Cleveland, è l’unico presidente nella storia degli Stati Uniti ad aver ottenuto un secondo mandato dopo aver perso la prima campagna per la rielezione. È un risultato notevole e un ritorno epocale sulla scena politica. Dopo l’assalto al congresso del 6 gennaio 2021 Trump era stato praticamente scartato come futuro candidato. I democratici hanno contribuito a resuscitarlo con la loro inchiesta a senso unico sul 6 gennaio e l’uso fazioso degli attacchi giudiziari. Anche il coraggio mostrato dal candidato repubblicano dopo l’attentato subìto lo scorso luglio in Pennsylvania è stato un momento determinante della campagna.

La sua vittoria non era così a portata di mano come i sondaggi lasciavano pensare. Trump ha riconquistato gli stati che aveva perso nel 2020, con una coalizione che include una quota maggiore di elettori giovani e uomini neri e ispanici. Ha ridotto il margine della sconfitta negli stati in cui ha perso. Tuttavia, il suo ritorno alla Casa Bianca non sarebbe stato possibile senza gli errori dell’amministrazione Biden e dei democratici al congresso. Trump ha vinto perché Biden non ha realizzato l’unità e la prosperità promesse e perché in questi quattro anni gli elettori hanno perso interesse nei risultati delle sue politiche progressiste. Biden ha virato a sinistra per unire i democratici, non il paese. Ha affidato a Elizabeth Warren il compito di sovrintendere alle autorità di regolamentazione finanziaria e a Nancy Pelosy la responsabilità della sua agenda legislativa nei primi due anni di governo.

Il risultato è stato un declino dei salari reali con l’aumento dell’inflazione, un’agenda culturale divisiva trainata dalla politica identitaria, il caos al confine meridionale e il collasso della deterrenza americana all’estero. L’economia è stata la questione su cui Trump si è dimostrato più forte. I democratici hanno provato tardi a correggere la rotta, togliendo Biden dalla corsa quando era diventato chiaro che avrebbe perso. Kamala Harris ha tentato di presentarsi come la “nuova direzione da seguire”, ma non ha potuto cancellare i quattro anni di sodalizio con Biden e non ha convinto un numero sufficiente di persone che sarebbe stata all’altezza del lavoro di presidente in un mondo geopoliticamente molto fragile.

Errori da evitare

Su queste basi i repubblicani hanno avuto un vantaggio politico, e forse con un candidato più giovane e senza il fardello del 6 gennaio avrebbero vinto anche con un margine maggiore. In questo secondo mandato Trump governerà con più successo che nel primo? Avrà una maggioranza repubblicana stabile al senato, cosa che lo aiuterà nelle nomine di ministri e giudici. Se la sua priorità sarà vendicarsi degli avversari, sperpererà il suo capitale politico e perderà rapidamente il consenso che si è guadagnato con la vittoria. Lo stesso succederà se risponderà a qualunque oppositore lo insulti. Chiedere a Trump di agire con moderazione ed eleganza politica significa far trionfare la speranza sulle difficili esperienze passate, ma il nuovo presidente potrebbe partire con il piede giusto promettendo di graziare Hunter Biden dopo il suo insediamento e di non portare Joe Biden a processo.

Il messaggio che emerge dal voto è che deve concentrarsi sulla crescita economica. Il suo mandato è revocare le politiche a favore dei veicoli elettrici e le misure per il clima contenute nell’Inflation reduction act. Soprattutto, ha bisogno di una crescita con una bassa inflazione che aumenti i redditi, in particolare per le famiglie che non hanno titoli o una casa di proprietà. Sarà fondamentale espandere le politiche di crescita della sua riforma fiscale del 2017 e la deregolamentazione per incentivare gli investimenti delle imprese.

Di solito i presidenti al loro secondo mandato falliscono, ma quello di Trump sarà diverso da qualsiasi altro negli ultimi cento anni. Parafrasando un famoso motto del democratico Rahm Emanuel, una seconda possibilità sarebbe una cosa terribile da sprecare. ◆ fdl

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1588 di Internazionale, a pagina 20. Compra questo numero | Abbonati