Nel 2021 la Colombia ha vissuto mesi di ininterrotte manifestazioni di piazza, tra le più grandi della sua storia recente. Il cosiddetto estallido social è cominciato inizialmente per protestare contro la riforma fiscale presentata dal governo del presidente Iván Duque e poi si è esteso fino a toccare questioni più strutturali della società colombiana: la disuguaglianza, il razzismo ancora radicato, le politiche economiche che favoriscono solo un’élite e le conseguenze della pandemia di covid-19, che aveva aggravato problemi già presenti. Secondo l’istituto di statistica della Colombia, nel 2020 il 42 per cento dei cittadini e delle cittadine del paese si definiva “povero”.
A Cali, la terza città colombiana per numero di abitanti, capoluogo del dipartimento sudoccidentale della Valle del Cauca, le proteste per il diritto al lavoro, all’istruzione e alla salute sono state particolarmente violente. Il primo giorno del paro nacional, lo sciopero nazionale, è stato il 28 aprile 2021. I manifestanti, in gran parte giovani, nativi e afrodiscendenti, si sono riuniti in alcuni punti strategici della città, bloccando le strade. La repressione della polizia è stata brutale, ci sono state violenze in tutto il paese: secondo l’ong Temblores dal 28 aprile al 21 maggio si sono registrati 2.905 casi di abusi della polizia, 855 aggressioni e 79 persone uccise dalle forze di sicurezza. Le violenze sessuali commesse dagli agenti sono state ventuno e le detenzioni arbitrarie più di 1.200.
“Oggi per le strade di Cali ci sono i nomi e i volti di molti giovani vittime di quella violenza”, spiega l’antropologa argentina Ana Guglielmucci, che ha lavorato a Cali insieme al fotografo italiano Giancarlo Ceraudo nel 2024 nell’ambito di un progetto sostenuto dalla Fondazione Rut. Nicolás Guerrero, ucciso il 3 maggio con un proiettile alla testa sparato dalla polizia, è forse uno dei nomi più rappresentativi, sia perché era un artista sia per la forza e la tenacia della madre, l’attivista Laura Guerrero, fondatrice di Memoria viva Colombia (Mevico). L’associazione è stata creata nel 2022 ed è formata dai familiari dei sopravvissuti e delle persone uccise durante l’estallido. La maggior parte sono donne.
Intervistata da Ana Guglielmucci, Guerrero ha spiegato che è importante sapere che ci sono altre donne, madri come lei, che condividono il suo stesso dolore: “A differenza di altre associazioni”, ha detto, “a noi di Mevico non ci unisce l’arte o un lavoro, ma solo la rabbia dignitosa, il dolore della perdita e la necessità di difendere la memoria dei nostri figli. È questo il nostro collante. Ma organizzarsi e mettere insieme persone che vengono da contesti sociali molto diversi non è stato sempre facile”. Mevico cerca di offrire aiuto e assistenza alle persone che nel 2021 hanno partecipato alle manifestazioni e oggi non riescono a trovare lavoro, a causa di un pregiudizio nei loro confronti. Poi c’è la questione della giustizia: la maggior parte delle violenze è rimasta impunita. Molte persone, soprattutto chi è stato ferito o ha subìto lesioni agli occhi, non hanno sporto denuncia per mancanza di garanzie e per paura di ritorsioni. Le poche che lo hanno fatto, hanno agito a livello individuale. Mevico aiuta le famiglie delle vittime a capire che il problema è collettivo e che bisogna arrivare a condannare chi ha ordinato la repressione.
A maggio del 2024 il governo di Gustavo Petro, il primo presidente di sinistra della Colombia, ha annunciato che vuole creare una commissione della verità per indagare sulle violenze commesse dagli agenti durante le proteste del 2021 a Cali. “Ovviamente non possiamo sostituirci alla giustizia”, ha detto Petro. “Tuttavia, come nel caso del conflitto armato, possiamo affidare un’indagine a dei ricercatori per stabilire con maggiore chiarezza quello che è successo in quei mesi, aiutando la memoria della città”. Petro ha anche criticato la gestione del suo predecessore Duque, accusandolo di essere “un terrorista” e il responsabile della repressione. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 68. Compra questo numero | Abbonati