M entre la stampa di tutto il mondo s’interrogava su come la vittoria di Donald Trump alle presidenziali statunitensi potrebbe cambiare il corso della guerra in Ucraina, le forze di Mosca sono tornate a colpire pesantemente Kiev. Dopo una prima offensiva l’8 novembre, all’alba del 13 novembre la capitale ucraina e la sua regione sono state attaccate con novanta droni kamikaze e più di venti missili balistici, alcuni dei quali sono stati intercettati dalla contraerea ucraina. Come spiega il quotidiano online Kyiv Independent “negli ultimi due mesi la capitale è stata sottoposta a una serie costante di attacchi con droni. Secondo gli esperti militari, con ogni probabilità era una strategia per indebolire le difese aeree in vista di un attacco su vasta scala, pensato soprattutto per colpire le già provate infrastrutture energetiche civili del paese”. Nel frattempo, l’offensiva russa prosegue anche nel Donbass e Mosca ha inoltre mobilitato cinquantamila soldati, tra cui i militari inviati dalla Corea del Nord, per riprendere il controllo dei territori occupati dagli ucraini nella regione russa di Kursk. Sotto il profilo diplomatico, invece, l’11 novembre il Washington Post ha riferito di una telefonata tra Trump e Vladimir Putin, in cui il presidente eletto statunitense avrebbe chiesto al leader russo di evitare una nuova escalation. Il Cremlino ha però seccamente smentito la notizia, spiegando che per adesso Putin non ha in programma contatti diretti con Trump. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1589 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati