Il 24 agosto 2000 a Hong Kong pioveva forte. Il maltempo non piaceva a Yu Man-hon, un adolescente affetto da autismo che viveva con i genitori in una casa popolare. Il padre propose di andare a pranzo fuori per farlo distrarre. All’uscita del ristorante, la famiglia scese nella stazione metropolitana di Yau Ma Tei, ma poco dopo il ragazzo lasciò la mano della madre e sparì tra la folla.
Yu Lai Wai-ling era disperata: anche se il figlio aveva l’aspetto di un quindicenne, non avrebbe saputo orientarsi da solo in una metropolitana affollata. Secondo il rapporto dell’ufficio immigrazione di Hong Kong, Yu Man-hon quel giorno percorse quasi venti chilometri e riuscì a entrare in Cina senza avere il permesso necessario per attraversare il confine. Gli agenti lo scambiarono per un immigrato arrivato nel paese illegalmente a causa del suo aspetto un po’ trasandato. Da quel momento la storia cominciò a diffondersi su tutti i giornali e in televisione.
Nel 2022, il fotografo Billy H.C. Kwok, che vive tra Hong Kong e Taiwan, ripensò a quello che era successo al ragazzo e alla sua famiglia, e decise di contattare la madre per trovare il modo di raccontare la loro storia.

Trovò il numero in uno dei tanti annunci che la donna aveva pubblicato vent’anni prima per cercare il figlio. Si videro prima in un ristorante, poi lei lo invitò a casa e gli mostrò quello che aveva raccolto in anni di ricerche. S’incontrarono per nove mesi, in cui il fotografo ascoltò i racconti di una madre che non aveva mai perso la speranza.

A casa di Yu Lai Wai-ling, Kwok portava sempre la sua macchina fotografica, dicendole che prima o poi le avrebbe fatto un ritratto, ma per lo più si dedicavano a guardare il materiale scattato da lei. Yu aveva viaggiato in tutta la Cina fotografando uomini che incontrava nelle metropolitane o per strada, soprattutto persone con disabilità o ai margini.

“Vedeva un senza dimora, gli si avvicinava e dopo aver verificato che non fosse il figlio, gli scattava un ritratto. Sulle polaroid scriveva il nome, il luogo e la data”, spiega Kwok. “La scomparsa del figlio l’aveva portata a usare tecniche che somigliano alla pratica artistica”, aggiunge il fotografo. Così, nel suo progetto For so many years when I close my eyes, Kwok ha deciso di occuparsi dell’archivio di Yu, mescolando le foto scattate da lei e quelle fatte da lui nei luoghi legati alla storia. ◆ adr







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Questo articolo è uscito sul numero 1596 di Internazionale, a pagina 66. Compra questo numero | Abbonati