Il 13 giugno del 1953, Daniel Fignolé, presidente haitiano solo da 19 giorni, fu deposto da un colpo di stato militare. Questo politico appassionato, instancabile difensore dei contadini e del proletariato urbano, odiato dalle élite haitiane, fu spedito a New York, insieme alla moglie Carmen. I loro sette figli furono imprigionati e seviziati per dieci giorni, prima di poter avventurosamente raggiungere i genitori negli Stati Uniti e crescere in uno squallido monolocale di Brooklyn. In Talk to me Richard (Rich) Benjamin, nipote di Fignolé, racconta la storia della famiglia e del peso che quel trauma ebbe soprattutto sui figli di Fignolé, tra cui la madre di Benjamin, Danielle. Il suo racconto è una straziante descrizione di “inquietudine transgenerazionale” (termine coniato dagli psicoanalisti sulla scia dell’Olocausto), i modi in cui un trauma storico messo a tacere o dimenticato persiste nelle vite dei sopravvissuti e dei loro discendenti. E anche se un po’ di fact-checking non gli avrebbe fatto male, è un libro prezioso e commovente.
The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1601 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati