Gemelle, artiste, femministe. Colleen e Kathleen Kenyon hanno dedicato la vita alle arti visive, mettendo al centro della loro ricerca la rappresentazione della donna, partendo da se stesse. Nate nel 1951 a New Paltz, nello stato di New York, e morte a distanza di un anno l’una dall’altra, nel 2022 e nel 2023, sembra che abbiano scelto di vivere all’unisono tutte le esperienze.
Tra gli anni settanta e ottanta, poco più che ventenni, abbracciano il movimento di artiste decise a sfidare la cultura fotografica dominante con approcci innovativi all’uso del mezzo. Colleen diventa una pioniera della colorazione a mano delle immagini. La usa per personalizzare i ritratti scattati a se stessa e alla sorella in ambienti domestici. Le sue fotografie hanno tinte dense e una plasticità quasi magnetica, che insieme danno vita a un album di famiglia unico, in cui sembra indagare sempre sullo stesso tema: l’idea del doppio, dell’io riflesso di due gemelle identiche. Kathleen si dedica al collage scardinando l’idea tradizionale dei ruoli nella società. Ritaglia immagini femminili prese da giornali e vecchie riviste per creare fotomontaggi ironici e ribaltare i pregiudizi legati a certi stereotipi di genere.
Le loro visioni hanno contribuito a diffondere un’idea di fotografia come spazio di confronto, aperto alla diversità, al riconoscimento e all’affermazione dell’altro. A partire dal 1981, infatti, sono state anche direttrici del Cpw, il centro per la fotografia di Woodstock ora trasferito a Kingston, nello stato di New York, dove hanno sostenuto l’avanzamento delle donne e delle minoranze etniche nelle arti, convinte che l’espressione creativa non possa prescindere dall’azione politica. La loro storia umana e professionale è ora raccolta in una mostra che mette in dialogo fotografie e collage. ◆










La retrospettiva My sister, my self , curata da Tom Wolf e Laurie Dahlberg, è in corso al Cpw di Kingston, nello stato di New York, fino al 4 maggio e al Kleinert/James art center di Woodstock fino al 23 febbraio 2025. La mostra è accompagnata da un catalogo con testi degli storici dell’arte Tom Wolf e Laurie Dahlberg e del curatore del Cpw Adam Giles Ryan.
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Questo articolo è uscito sul numero 1601 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati