◆Il segretario di stato statunitense Marco Rubio ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme il 16 febbraio (nella foto), all’indomani dello scambio fra tre ostaggi israeliani e 369 prigionieri palestinesi, il sesto nell’ambito dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza raggiunto tra Israele e Hamas. I due hanno confermato la determinazione a mettere in atto il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di prendere il controllo della Striscia e trasferire i suoi abitanti nei paesi vicini, in particolare Egitto e Giordania. Rubio ha parlato del piano anche con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, che ha incontrato a Riyadh nella seconda tappa del suo primo viaggio in Medio Oriente, che l’ha portato anche negli Emirati Arabi Uniti. Il 17 febbraio il gabinetto di sicurezza israeliano si è riunito per discutere la seconda fase del cessate il fuoco a Gaza. Netanyahu ha ribadito il rifiuto di un controllo della Striscia da parte dell’Autorità nazionale palestinese o di Hamas, e il suo impegno a seguire il piano di Trump, scrive Al Quds al Arabi. Il giorno dopo le famiglie degli ostaggi hanno organizzato in Israele delle proteste in occasione dei cinquecento giorni dall’inizio dell’offensiva israeliana a Gaza, riferisce il Jerusalem Post. Intanto i paesi arabi si sono dati appuntamento il 20 febbraio a Riyadh per rispondere al piano di Trump su Gaza. Il governo egiziano sta elaborando un progetto alternativo che prevederebbe la ricostruzione della Striscia, secondo il giornale di stato Al Ahram. ◆ Il 18 febbraio era la data limite per il ritiro delle truppe israeliane dal sud del Libano, come previsto dall’accordo di tregua in vigore dal 27 novembre, che ha messo fine a più di due mesi di guerra tra Israele e il gruppo libanese Hezbollah. Il 17 febbraio, però, l’esercito israeliano ha fatto sapere che manterrà per ora la sua presenza in cinque “punti strategici”.

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Questo articolo è uscito sul numero 1602 di Internazionale, a pagina 28. Compra questo numero | Abbonati