Il mondo sta per finire. In una zona costiera chiamata la Punta, Ava e Anna aspettano una catastrofe. Ava, una ragazza che si prostituisce nei boschi, è ossessionata da Anna: una donna più grande, più ricca, influencer e moglie mantenuta che ha perso di recente la figlia Ada a causa dell’anoressia. Sia Anna sia Ava sono disamorate, distanti dal loro ambiente devastato e da loro stesse. Anna va regolarmente in un luogo non specificato in cui chiede alla gente di picchiarla “solo per controllare che io riesca ancora a sentire qualcosa”. Ava Anna Ada è il primo romanzo di Ali Millar ed è ambientato nel periodo che precede un evento meteorologico estremo. La storia è raccontata in brevi capitoli che alternano e fondono le prospettive, cambiando così il nostro modo di vedere le cose. Il racconto è tenuto abilmente in un equilibrio instabile: offre e poi toglie il nostro senso di simpatia per le due protagoniste. Il romanzo potrebbe sembrare familiare a chi frequenta la millennial fiction o la cosiddettacli-fi, la fantascienza ispirata alla crisi climatica, eppure Ava Anna Ada colpisce per la sua terribile intensità: è una storia di sangue e di sudore, piena di violenza sessualizzata, consunzione e decadenza. La trama è tesa fin dalle prime pagine, con Anna in preda a un crollo nervoso, il marito chirurgo Leo complice di un piano che prevede l’uccisione dei suoi pazienti, Ava che progetta una fuga disperata e quella terribile catastrofe in arrivo. Da lì in poi la storia non fa che accelerare.
Daisy Hildyard,The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1605 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati