Sono figlia unica. A volte dirlo sembra una confessione, soprattutto quando le persone rispondono con un benintenzionato “ah, non sembrerebbe!”. Ora, come madre di una bambina in età prescolare, vedo che mia figlia sta affrontando gli stessi pregiudizi. “Ha fratelli più grandi?”, mi ha chiesto di recente un insegnante. “Gioca così bene con gli altri bambini!”. Se sembra che mi stia vantando del mio comportamento (o di quello di mia figlia), dovrete scusarmi: dopotutto, sono figlia unica.

Per più di un secolo, nel migliore dei casi siamo stati visti come strani, nel peggiore, come asociali, nevrotici e narcisisti. “Essere figli unici è una malattia in sé”, affermava nell’ottocento lo psicologo infantile Granville Stanley Hall.

Se ci siano effettivamente delle differenze tra la personalità e il benessere dei bambini rimasti unici e quelli con fratelli resta una questione controversa, che ha ricevuto nuovo impulso dalla crescente diffusione delle famiglie con un solo figlio. Nei paesi ad alto reddito, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, le famiglie con un solo figlio sono diventate più comuni a partire dagli anni settanta, “sia per necessità sia per scelta”, afferma Éva Beaujouan, una demografa dell’università di Vienna. In Europa, quasi metà delle famiglie ha un solo figlio.

Nonostante la loro crescente diffusione, queste famiglie continuano a scontrarsi con la vecchia convinzione che non avere fratelli sia dannoso. Fortunatamente, la ricerca contemporanea offre un po’ di chiarezza, e suggerisce che essere figli unici può avere esiti sorprendenti. I risultati potrebbero in un certo modo rassicurare i loro genitori e le persone che stanno ancora valutando quanti figli avere.

Sembra che lo stereotipo negativo risalga a Hall, che nel 1892 diventò il primo presidente dell’American psychological association. Ma fu il suo protetto E.W. Bohannon a dare alle convinzioni di Hall una patina scientifica conducendo uno dei primi studi sull’argomento. Bohannon aveva scelto più di mille bambini che considerava “particolari o eccezionali”, suddividendoli in base a tratti diversi (e discutibili) come “solidi”, “obbedienti” e “lamentosi”. La tipologia del figlio unico, che si applicava solo a 46 bambini – e che, a suo dire, era caratterizzata da tratti come “l’egoismo” – rientrava in una categoria a sé stante.

È probabile, però, che i figli unici fossero considerati diversi già prima di allora. Questo perché, statisticamente, lo erano davvero. Anche se oggi è facile dimenticarlo, le donne sono state in grado di controllare la loro fertilità in modo affidabile solo a partire dagli anni sessanta, con l’avvento della pillola anticoncezionale. Nell’arco di una vita, i nostri antenati cacciatori-raccoglitori avevano in media circa quattro o cinque figli nati vivi, mentre gli stili di vita stanziali e l’alimentazione più costante della rivoluzione agricola hanno portato le famiglie ad avere ancora più bambini, più rapidamente.

Il risultato è stato che, per quasi tutta la storia dell’umanità, per una famiglia i figli unici spesso erano segno di problemi in famiglia, come la cattiva salute dei genitori o la malnutrizione, spiega Toni Falbo dell’università del Texas a Austin, una delle principali ricercatrici sull’argomento.

Un brutto rapporto con i fratelli è collegato a un ampio spettro di problemi

Probabilmente è stata la relativa improbabilità di essere figli unici in passato a portare alle supposizioni sulla nostra stranezza. Dopotutto, è nella natura umana attribuire una caratteristica insolita a un’altra caratteristica insolita, afferma lo psicologo Michael Dufner dell’università di Witten/Herdecke in Germania. “La gente spesso cerca l’elemento che ti distingue dagli altri e lo usa per spiegare come ti comporti”, afferma. Se un figlio unico non condivide quello che ha, gli osservatori dicono subito che è perché è figlio unico. Ma se un bambino con fratelli non condivide quello che ha, pochi lo attribuiscono al fatto di avere fratelli.

In questo modo si sono radicati alcuni stereotipi particolarmente dannosi. Uno studio di Dufner del 2019, che ha confrontato le tendenze narcisistiche di 1.810 adulti con o senza fratelli, è un esempio calzante. I ricercatori hanno anche intervistato altri 556 soggetti chiedendogli quale tipo di persona aveva più probabilità di essere narcisista.

Contrariamente alla convinzione diffusa, gli adulti senza fratelli non erano più propensi degli altri a mostrare tendenze narcisistiche. Purtroppo, però, lo studio ha anche dimostrato che gli intervistati credevano nello stereotipo. I soggetti erano molto più inclini a dire che i figli unici erano narcisisti – soprattutto se loro avevano fratelli o sorelle. “Se non sei figlio unico, tendi a pensare che i figli unici siano tutti narcisisti e viziati”, dice Dufner. “Ma sembra che non sia così”.

Questo pregiudizio non ha solo condizionato le percezioni culturali, ha anche influito su decenni di ricerche, un errore aggravato da altri problemi metodologici come le dimensioni ridotte del campione e l’incapacità di controllare altri fattori che potrebbero spiegare eventuali differenze. Per avvicinarci alla verità, dobbiamo affidarci a studi sui figli unici più rigorosi, da cui emerge un quadro molto diverso, anche se a volte ancora sfocato. “Sia dal punto di vista educativo sia da quello dello sviluppo, i figli unici tendono ad avere risultati migliori o non mostrano alcuna differenza”, afferma Katherine Keenan, demografa dell’università di St Andrews, nel Regno Unito.

Unici ma non soli

Un equivoco comune sfatato dalla ricerca è l’idea piuttosto diffusa secondo cui i figli unici sono più infelici di chi ha fratelli. Un vecchio studio condotto su 3.221 adulti statunitensi di 29 anni aveva confrontato le loro risposte con quelle di quando frequentavano la scuola superiore negli anni sessanta, e aveva scoperto che i figli unici erano altrettanto contenti e soddisfatti della loro vita, o lo erano addirittura di più, rispetto a quelli con fratelli.

Ricerche più recenti sono giunte a conclusioni simili. A maggio una metanalisi di 113 studi con quasi 240mila partecipanti in Cina, condotta da Yu-Tao Xiang dell’università di Macao, ha concluso che i figli unici avevano meno probabilità di soffrire di vari problemi di salute mentale, tra cui la depressione, l’ansia e i disturbi ossessivo-compulsivi rispetto a chi aveva fratelli.

A scuola, inoltre, chi non ha fratelli tende a ottenere risultati migliori nei test del quoziente intellettivo, presumibilmente perché i genitori hanno più tempo e risorse per parlare e interagire con un solo figlio. A lungo termine, però, queste differenze potrebbero attenuarsi.

Anche il luogo comune sulla solitudine del figlio unico sta crollando. Nel 2022 Shengjie Lin e i suoi colleghi hanno esaminato più di 1.200 giovani adulti cinesi e hanno scoperto che i figli unici affermavano di sentirsi meno soli di quelli con fratelli. “Non ci sono prove”, dice Falbo. “Alcune ricerche sulla tarda infanzia e la prima adolescenza suggeriscono che i figli unici trascorrono più tempo da soli, ma che per loro non è un problema”.

La mancanza di correlazione tra “solo” e “solitario” è in linea con ciò che oggi sappiamo sulla solitudine. È un fenomeno complesso e legato più alla qualità che al numero delle relazioni di una persona, che sia un adulto, un bambino o un adolescente.

Questo vale per i fratelli quanto per altri rapporti. Una metanalisi del 2009 ha osservato che, mentre avere un buon rapporto con i fratelli può presentare dei vantaggi, un cattivo rapporto è collegato a un ampio spettro di problemi, da risultati scolastici peggiori all’aggressività. Cosa più sorprendente, lo studio ha rilevato una correlazione tra i rapporti positivi con i fratelli e comportamenti problematici successivi, se uno dei fratelli mostrava “comportamenti devianti” come l’uso di stupefacenti o la delinquenza scolastica.

Amy Woodward

Avere un gran numero di fratelli può avere degli svantaggi. Nel 2023 Douglas Downey e Rui Cao della Ohio state university hanno pubblicato uno studio su circa 18mila adolescenti negli Stati Uniti e in Cina, da cui è emerso che avere più fratelli è collegato a maggiori problemi di salute mentale. E uno studio recente di Keenan e colleghi avrebbe scoperto che avere tre o più fratelli comporta un rischio maggiore di cancro e altri problemi di salute quando si arriva alla mezza età. “I dati sono piuttosto chiari”, afferma Falbo.

Lo stesso si può dire per quanto riguarda l’idea del figlio unico egoista. In realtà potrebbe essere vero il contrario. In uno dei suoi primi studi, Falbo ha usato il gioco del dilemma del prigioniero, in cui si può scegliere tra un comportamento cooperativo o competitivo, per vedere come interagivano i bambini. Invece di essere più competitivi dei bambini con fratelli, i figli unici erano più propensi a dare una risposta cooperativa. Questo suggerisce che “crescere con fratelli aumenta la competitività invece della capacità di collaborare”, scrive Falbo.

Tuttavia non esclude l’idea che i bambini senza fratelli possano essere un po’ diversi in termini di socievolezza, se con questo intendiamo sentirsi più a proprio agio da soli.

Questo potrebbe anche avere un ruolo in una differenza a lungo termine che sembra confermata: i figli unici hanno una probabilità leggermente maggiore di divorziare. Dal campione esaminato è emerso che per ogni fratello in più la probabilità di divorzio si riduceva del 3 per cento. Gli autori dello studio suggeriscono che ciò derivi da una differenza nelle capacità interpersonali. Falbo non ne è così sicura. Pensa che i figli unici potrebbero semplicemente sentire di avere meno problemi a vivere da soli.

Anche i ricercatori secondo cui avere fratelli e sorelle costituisce un vantaggio nelle capacità sociali affermano che la portata di questa differenza è spesso esagerata. Uno dei lavori più citati a questo proposito è uno studio del 2004 su più di ventimila bambini statunitensi di cinque e sei anni. Secondo la valutazione dei loro insegnanti, i figli unici mostravano maggiori difficoltà nei rapporti interpersonali, un minore autocontrollo e comportamenti problematici come la tendenza a interrompere o litigare. Cinque anni dopo, secondo uno studio di follow-up del 2015, i figli unici non avevano ancora recuperato il divario.

Tuttavia le differenze erano minime. Quando si analizzano in dettaglio vari aspetti delle abilità sociali, alle scuole dell’infanzia il divario maggiore riguardava le abilità interpersonali: la valutazione media era 3,04 su 4 per i figli unici contro 3,15 su 4 per i bambini con fratelli. In quinta elementare si era ridotta a 3,12 per i figli unici e a 3,18 per quelli con fratelli. “Non è una differenza significativa”, afferma Deniz Yucel, un sociologo della William Paterson university del New Jersey e coautore dello studio del 2015. A confondere ancora di più le idee c’è il fatto che alcune ricerche hanno scoperto il contrario, cioè che i figli unici sono più socievoli e più amati dai loro coetanei.

E naturalmente le abilità sociali contribuiscono a formare amicizie strette. È più facile crearle se si è dovuto andare d’accordo con i fratelli? Yucel è stato tra gli autori di uno studio del 2015 su questo argomento, e ha scoperto che, in generale, i bambini con fratelli non tendevano a fare più amicizie rispetto ai figli unici. Ma erano un po’ più propensi a farlo se il loro rapporto con i fratelli era particolarmente buono.

Uno è maggiore di due
Famiglie per numero di figli a carico nel Regno Unito, milioni (Office for national statistics)

Può darsi che questi bambini abbiano imparato le abilità sociali in famiglia. Oppure, ha scritto Yucel, potrebbe essere un dilemma del tipo “è nato prima l’uovo o la gallina?”: un bambino più socievole ha semplicemente rapporti migliori sia con i fratelli sia con i coetanei.

Fattori collaterali

Il che ci porta alla questione che può confondere i risultati di tutte le ricerche: l’influenza dei fattori ambientali. Un buon esempio emerge da un’analisi del 2020 di Keenan e dei suoi colleghi sui dati della popolazione svedese, da cui risulta che dopo i 50 anni i figli unici avevano più probabilità di morire durante il periodo dello studio rispetto alle persone con uno o due fratelli. Sembrerebbe un buon motivo per avere un secondo figlio.

Ma secondo i ricercatori può essere la conclusione sbagliata. È probabile che alcune famiglie abbiano avuto un solo figlio per motivi legati alla sua salute. I genitori potrebbero aver avuto malattie croniche come il diabete o problemi cardiovascolari, fattori che influiscono sulla vita di un bambino e che i ricercatori non potevano controllare, afferma Keenan.

Lo stesso può valere per il temperamento, un aspetto della personalità che rimane relativamente stabile fin dall’infanzia. Alcuni genitori potrebbero fermarsi a un figlio perché quel bambino ha un carattere difficile, suggerisce Yucel. Se così fosse, i gruppi di figli unici apparirebbero in media diversi dagli altri, ma non perché non hanno fratelli. Eppure la maggior parte degli studi non tiene conto del temperamento dei bambini.

Inoltre, le decisioni di una famiglia possono spesso compensare qualsiasi potenziale effetto dell’avere o meno fratelli. Prendiamo uno studio del 2022 di Emil Dalgaard Christensen dell’università di Copenaghen, in Danimarca, da cui è emerso che i bambini di un anno con fratelli maggiori avevano un microbioma più diversificato e un rischio inferiore di asma rispetto agli altri. Non è sorprendente, dice Keenan, perché più bambini ci sono in una famiglia, più batteri sono condivisi. “Ciò non significa che la soluzione sia avere più figli”, afferma. Anche passare più tempo nella natura e avere un animale domestico possono aumentare la diversità del microbioma di un bambino.

Questa è una delle ragioni principali per cui è così difficile individuare qualsiasi risultato significativo dovuto specificamente all’essere figlio unico, se mai esiste. Famiglie diverse fanno scelte diverse. Lo stesso bambino cresciuto in un ambiente economicamente stabile e stimolante avrebbe risultati molto diversi che se fosse nato in una famiglia con problemi economici e tensioni interpersonali, con o senza fratelli. Ecco perché secondo i ricercatori non bisognerebbe chiedersi se sia meglio essere figli unici o avere fratelli, ma cosa è meglio per la tua famiglia.

Purtroppo, la diffusione degli stereotipi sui figli unici significa che forse le famiglie si lasciano guidare da paure infondate invece di prendere le decisioni migliori per loro. “I genitori devono pensare alle loro risorse finanziarie, ai loro valori personali e al punto in cui si trovano nella loro vita”, afferma Yucel.

Chiedo a Falbo se i pregiudizi prima o poi spariranno. Sospira. “Faccio queste ricerche da anni, trovando che non ci sono differenze o c’è un leggero vantaggio per i figli unici, e questo non è bastato a modificare lo stereotipo”, dice. “Le prove scientifiche, a quanto pare, non cambieranno le cose”. ◆ bt

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Questo articolo è uscito sul numero 1583 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati