Il pomeriggio del 4 giugno Dayana, una venezuelana di 33 anni in viaggio con il marito e due figlie, ha cercato un posto all’ombra mentre aspettava di entrare negli Stati Uniti dal valico di confine vicino alla città messicana di Ciudad Juárez. Il tempo stringeva: a mezzanotte sarebbero entrate in vigore le nuove regole che prevedono l’espulsione immediata per chi attraversa il confine illegalmente. “Non vogliamo restare bloccati in Messico”, mi ha detto Dayana, che ha chiesto di essere identificata solo con il nome di battesimo perché teme di subire persecuzioni politiche in Venezuela.
Poche ore prima il presidente statunitense Joe Biden aveva detto di essere pronto ad approvare un decreto che avrebbe sospeso l’esame delle richieste d’asilo al confine. La notizia è arrivata in un momento in cui Biden cerca di mostrarsi inflessibile sull’immigrazione, uno dei temi più importanti per gli elettori in vista delle presidenziali di novembre.
La norma prevede che il governo blocchi le domande d’asilo quando gli attraversamenti irregolari superano i 2.500 al giorno per una settimana. Se in quei periodi i migranti cercheranno di superare il confine, saranno espulsi in Messico o nei loro paesi d’origine. La valutazione delle richieste tornerà alla normalità quando il numero di ingressi giornalieri scenderà sotto i 1.500 per sette giorni consecutivi. Nelle ultime settimane gli attraversamenti illegali in media sono stati circa 3.500, quindi la norma è entrata in vigore subito.
L’amministrazione Biden ha messo l’accento sulla necessità di ottimizzare le procedure per l’asilo in modo da scoraggiare l’immigrazione e sveltire la burocrazia, appesantita da tre milioni di richieste arretrate. Ma le organizzazioni per la difesa dei diritti umani e i giuristi criticano la decisione, sottolineandone la motivazione politica. “Non è una risposta adeguata all’aumento degli ingressi. È solo una mossa elettorale per apparire intransigenti in vista del dibattito televisivo con Donald Trump”, ha detto Amy Fischer, che si occupa di diritti dei migranti per Amnesty International.
Sono previste eccezioni, per esempio per i minori di diciotto anni che viaggiano da soli. I migranti che hanno preso appuntamento con le autorità attraverso Cbp One, un’app gestita dal governo, potranno ancora presentare la domanda. Sono previsti circa 1.500 appuntamenti al giorno, usando un sistema di estrazione a sorte che secondo molti viola i diritti umani ed espone i migranti a seri pericoli nelle città messicane di confine. L’app è stata criticata anche per via degli inconvenienti tecnici e dei tempi d’attesa molto lunghi.
Attesa inutile
L’ordine esecutivo cita una norma conosciuta come 212 (f), che dà al presidente il potere di sospendere gli ingressi. Trump l’ha usata quando era alla Casa Bianca per introdurre un controverso divieto per i cittadini provenienti da alcuni paesi a maggioranza musulmana. Ma molti tribunali hanno stabilito che la 212 (f) non può prevalere sulle leggi che regolano l’immigrazione, come il diritto a chiedere asilo. L’Unione americana per le libertà civili (Aclu) ha annunciato che farà causa all’amministrazione. “Quando l’ha fatto Trump era illegale, e lo è tuttora”, dice Lee Gelernt, vicedirettore del progetto per i diritti degli immigrati dell’Aclu.
Gli attivisti prevedono ancora più caos al confine nei prossimi giorni, con un aumento delle violazioni dei diritti umani. “Far diventare più difficile la richiesta d’asilo non porta ordine. Al contrario, rende tutto inutilmente più complicato”, spiega la giurista Amy Grenier.
Il 4 giugno, in un rifugio di Juárez, persone provenienti da tutta l’America Latina aspettavano di ricevere un appuntamento attraverso l’app Cbp One. Dopo aver atteso anche fino a sette mesi, alcune stavano pensando di provare a passare il confine senza autorizzazione. A quel punto, in base alle nuove regole, non avrebbero potuto più chiedere asilo.
Gli amici e la famiglia hanno consigliato a Fidelina Pineda, honduregna di 46 anni, di attraversare il confine illegalmente, ma la donna preferisce aspettare un appuntamento. “Devo essere paziente, ma a volte perdo la speranza”, spiega. Pineda ha lasciato l’Honduras a novembre dopo che suo figlio adolescente è stato assassinato. Oggi spera di raggiungere il fratello e la sorella a Houston.
Il governo statunitense punta spesso sulla deterrenza: se il processo per entrare nel paese diventa troppo complicato, le persone rinunceranno all’idea di varcare il confine. “In base alla mia esperienza, i migranti non conoscono i dettagli di queste regole complicate né il modo in cui influiscono sulla loro situazione”, spiega Kathleen Bush-Joseph, avvocata e analista dell’Istituto per la politica migratoria. “Alla fine prendono le loro decisioni in base alle circostanze”. I giuristi e gli attivisti prevedono che il collo di bottiglia burocratico e i rischi per i migranti verranno aggravati dalle nuove regole.
L’amministrazione Biden ha criticato i repubblicani per non aver voluto sostenere una proposta di legge sull’immigrazione presentata al congresso a inizio anno. “Hanno messo l’opportunismo politico davanti alla sicurezza nazionale, votando per due volte contro le riforme più dure e giuste degli ultimi decenni”, si legge nel comunicato della Casa Bianca.
Le persone come Dayana non possono più aspettare. “Spero ancora, sono convinta che ci lasceranno entrare”. ◆ as
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Questo articolo è uscito sul numero 1567 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati